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lunedì 20 dicembre 2010

MAL DI NATALE



Il rimpianto per l'infanzia perduta, l'ansia per gli incontri indesiderati, l'obbligo di mostrarsi felici: non sempre il Natale è davvero la festa dei buoni sentimenti. Senza contare che sotto l'albero addobbato cresce il rischio di cardiopatie e aumentano i suicidi. Un'indagine inedita rivela che il disagio di Natale non è legato all'eccesso di cibo o allo stress da regali, ma ha a che fare soprattutto con aspettative tradite e promesse mancate. Di Paola Emilia Cicerone Buon Natale? Non esageriamo. La festa più attesa dell'anno non suscita solo buoni sentimenti. Il disagio è palpabile, si percepisce per le strade affollate, nelle corsie del supermercato dove si scontrano carrelli colmi di cibo, nelle tavolate familiari dove una patina di buona educazione non basta a mantenere sereni gli animi. E soprattutto si coglie il giorno dopo, quando ci risvegliamo con gli avanzi da finire e le carte regalo da buttare via. Dicendoci che, anche per quest'anno, Natale è passato. Lasciandosi dietro una sensazione di rimpianto per ciò che non si è avuto. Perché Natale, o ancora meglio il periodo natalizio, che oggi si «spalma» per esigenze commerciali su diverse settimane, è soprattutto un periodo di attesa. Ma attesa di che cosa? «La festa del bambino Gesù dovrebbe essere il modo per celebrare il bambino che c'è in ognuno di noi», osserva Renato Rizzi, medico e psicologo. Ma intorno alla festa si agitano altre emozioni: l'ansia per gli incontri indesiderati, il rimpianto per chi non c'è, il dovere di mostrarsi felici e anche quello di fare un bilancio dei mesi trascorsi e disegnare un catalogo di buoni propositi. E su tutto, inevitabile, lo stress. «Gli studi sulla relazione tra stress e depressione inseriscono il Natale tra gli eventi stressanti per gli stimoli emotivi legati a questa ricorrenza», spiega Stefano Pallanti, professore di psichiatria all'Università di Firenze. «Natale è la festa dell'amore, e non c'è sentimento più crudele dell'amore».

articolo da fonte:
http://lescienze.espresso.repubblica.it



 

2 commenti:

ailacoinotna ha detto...

E' la festa della nascita, quindi della vita. Una vita priva da amore è una vita vuota. Ogni volta che si avvicina il Natale si percepisce quel vuoto presente nella nostra vita. Il Natale ci ricorda soltanto che solo l'infinito amore può riempire gli infiniti vuoti che circondano la nostra vita. Si cerca di privarla di vita rendendola una festa artificiale, sperando così che non possa ridare voce alla coscienza che a gran fatica si è cercato di ammutolire.
Considerare il Natale qualcosa di finto significa non riconoscere la sua vera essenza. La coscienza è essenza. FINE

MicolForever ha detto...

Tu sei un ragazzo posseduto dallo spirito di un saggio.
Hai detto tutto analizzando con una semplicità da far invidia la depressione che si acutizza nelle persone soprattutto in occasione di festività come questa in arrivo.
Posso parlarti del "dolore" che mi accompagna da sempre per il Natale, probabilmente ho collocato in una parte di me non tanto recondita la resezione del cordone ombelicale e rivivo il senso dell'abbandono... poi subentrano nella vita altre separazioni.
Un abbraccio.