Nuvole senza cielo dirottano un corpo mobile sollevato d'arti sempre aperti in bellezza d'abbraccio. Sarebbe forse stato più lieve circumnavigare in quel tempo fra decollo e ritorno e lasciare che la scia tracciasse la rotta che invece si dissolse nel grigio piombo specchiato di pozzanghera odorosa di piscio e umori bastardi e sono stata io ad incoraggiare l'errare randagio di un cuore di cane senza padrone.
Il naso e le labbra si scorgono colore fra i ricciuti capelli scuri e il collo di pelliccia, gli occhi sono nascosti ma vigili e il freddo arrossa la punta del naso e la parte più prominente delle labbra. Sto bene! Il freddo secco e la scarsa umidità atmosferica sono l'ideale per la mia natura di animale selvatico invernale. Mi sento energica e bisognosa di organizzare.Prendere o lasciare. Sono orgogliosamente maturata, rinata da ceneri di un carattere che mi imprigionava dietro schemi impostomi da altri. Mi sento un'altra persona, una donna fiera e composta. Stimata e ricercata per quella consapevolmente ho sempre saputo d'essere ma che ho rinnegato per più di quarant'anni. Viaggio sola ma non diniego la buona compagnia. Non ho interesse alcuno di legare il cuore per altro già occupato da tempo da una memoria incancellabile e incommensurabile, e mi porto appresso questo compromesso di una mancanza feroce che mi fa dire che va bene anche così, amare in silenzio ha i suoi lati positivi. Sono libera di amare incondizionatamente senza che altri si debbano sentire in obbligo di ricambiare, senza che accadano fatti incresciosi di disaccordo o doversi lasciare quando tutto sarà finito ferendosi e torturandosi. Io amo così! Sono giunta a questa conclusione che la bellezza ha bisogno di un dono soltanto ma che sia l'unificazione degli elementi. Che sia fuoco di passione, di sangue e di carne e aria per la poesia le arti, la musica. Che sia acqua che disseti di sentimento e comprensione e terra per la verità, la fede e la lealtà. Adesso posso uscire in strada e regalare il mio sorriso al primo passante, si domanderà chi sono, si domanderà perchè gli ho sorriso, si domanderà cos'è quella strana energia che d'improvviso l' ha investito. Non potrà certo sapere che io non vedevo in lui un passante occasionale ma un Angelo. Ho voglia di Te Vita Angelo del Crepuscolo... ho voglia di amare Te mia libertà condizionata!
Come ogni anno di rito nella scuola paritaria frequentata da mia figlia c'è stato l'appuntamento per le famiglie per la Celebrazione della Messa di Natale. Con qualche giorno in anticipo rispetto alla data ufficiale, tappa augurale prima della chiusura della scuola per le festività. C'è sempre una bella atmosfera, saranno i canti scelti per l'occasione con le sonorità di una Terra che ha dato i natali ad Emanuel il Cristo, saranno gli occhi lucidi dalla gioia, di tutti quei bimbi seduti a semicerchio davanti all'altare, un tavolo sollevato da una piantana e il Neonato ai suoi piedi, deposto nella cesta di vimini e paglia ancora coperto da un modesto telo di lino bianco bordato di una greca oro. Sarà la corale risposta dei commensali... il fatto è che provavo un assenza completa di dolore, un benessere armonico. Stavo in pace con il mondo. Lo sa Dio quanti discorsi appesi al soffito Gli ho lanciato e non ero proprio in vena di sentirlo rintronare dall'Alto dei Cieli. Crisi mistica? No, decisamene ero piena di collera. Ma questa sera quando il Don nel suo lungo discorso leggero come un sorso d'acqua rivolto ai bamini ha chiesto: "Qual'è la posizione del Bambin Gesù nella mangiatoia? Dorme di fianco? Sta piangendo con i pugnetti chiusi? No, il suo Volto è sorridente e ha le braccine aperte e sollevate! Quand'è che un neonato è in quella posizione? Quando vuole essere preso in braccio e coccolato. Gesù nel suo linguaggio di piccolo bambino vi sta chiedendo di accoglierlo fra le vostre braccia, di stringerlo in un abbraccio. Gesù vi vuole per essere amato e per Lui siete tutti indistintamente fonte d'Amore". Ecco il vero senso del Natale per me: L'Amore. La Pace. Il Perdono. L'Abbraccio che mi riconcilia con chi ho avuto un disaccordo, l'abbraccio che fa di me un'Offerta in dono e l'altro un Dono che mi si offre. L'Affetto reciproco. Poco prima della Benedizione di chiusura l'annuncio che ha riempito ancor di più l'Abbraccio. Dopo un lungo viaggio partito dalla Grotta della Natività, e con tappe come l’Austria e Trieste e altri Paesi e Regioni d'Italia, è giunta da noi La Luce di Betlemme. Una Lanterna sempre accesa che con la sua Luce vuole portare il Messaggio di Pace, Amore, Comunione e Fratellanza. Con un piccolo lumino alimentato da quella Fiamma siamo tornati nelle nostre case in attesa della Natività. Oggi ho provato con grande intensità interiore il vero senso del Natale.
Pop corn e saliva sulle dita, scarpe da tennis slacciate un jeans sbiadito e forse il mio sguardo appesantito si sente un pò bambino sul lampadario che dondola sull'illusione aerea che è falce rovesciata da far credere ad un sorriso appeso dalla Via Lattea e delle gonne sollevate dal vento. Non pensarci su! Non pensarci più era arrivato a metà quel film quando mi hanno chiamata per andar via. Non è stata colpa tua sono io che ho perso gli occhiali e non ho letto più tra gli spazi bianchi delle tue parole dentro quei Ti Amo a tempo di Post Scriptum.
Leggo uno sguardo di nastro scorrevole, un display luminoso che annuncia novità nell' immediato futuro. Una stella cometa dalle proporzioni indecifrabili oscilla sotto alitate di vento. Poi ferma il suo gioco di luci per creare un alone di filigrana sopra il cielo nero. Ho questo bisogno di fermarmi. Osservare le cose e perdermici dentro. Così ho il naso che come freccia indica il punto di partenza di una linea prospettica che finisce la fuga in cima al campanile e poi conto le ore sui cofani delle macchine parcheggiate a spina di pesce. Qualcuno tocca il mio gomito sinistro e dice "Andiamo" distogliendomi da quello spettacolo dalle atmosfere circensi. Già andiamo. Andiamo dove? Si va in luoghi sconosciuti. Si va per avventure, nuovi orizzonti. Dovremmo dire "Restiamo". Perchè non esiste un punto di partenza ma quello di permanenza. Restiamo. Tanto non ho un luogo dove andare se non qui. Resto qui. Ferma senza punto di partenza, nè d'arrivo. Tutto il viaggio si è compiuto in quel dove che forse stava agli inizi di una storia o già alla fine prima che cominciasse e se provo ad essere ottimista, oserei dire che resto appena un pò più in là della metà della storia... ma forse non è abbastanza per descrivere la traiettoria che la freccia ha sfidato per entrare dritta dentro il lobo del polmone e di respirare senza sofferenza è pesantemente arduo. Capelli gelati: pistacchio e caffè, un locale riscaldato dai vetri appannati. Una figura nera attraversa lo zebrato delle strisce pedonali, mi ricorda qualcuno, qualcuno che non ho mai conosciuto davvero. E' tutto normale, sei solo distante anche se resti qui.
Sei tutte le Notti il bacio umido di bocca tombale, il Corpo convulso di sensi negati e solitarie lune bianche d'umor di copula del viril rimpianto che senza ferma bagna in vischioso amor perduto.
Questa è la terza volta che cancello il post, forse ho troppo da dire... o forse al contrario... non c'è nulla da dire. E' il sintomo peggiore quello che non si riconosce. E' un insieme di spilli conficcati nel cuscinetto di ovatta rivestito da una rettangolino di stoffa avanzata da qualche taglio. Quegli spilli sono dentro con la loro rigida fine anima di acciaio e la capocchia di piccola sfera di vetro smaltato. Mi ricordo che le donne in casa le usavano per fermare i lembi e gli orli prima delle imbastiture su modelli di stoffa o carta prima del taglio. Mi attraevano, erano allegri. Dentro la scatolina di plastica trasparente blu ottagonale. Capocchiette piccole e tonde, rosse, gialle, bianche, verdi, celesti e rosa e poi ancora nere. Certo è che quelle di totale acciaio non rendono allos tesso modo allegro il creare ad arte un indumento o solo cucire l' orlo del pantalone... ed ora mi chiedo perchè sono arrivata qua con i miei pensieri. Gli spilli, gli aghi, le spine... similitudini dettate dalla mia sofferenza. Forse, anche quando non voglio soppesare se è meglio un kg di dolore o un kg di pane... Dio continua a mettermi alla prova. NOn voglio più chiedergli il perchè... è capace d'inventarsi qualche altro ostacolo appositamente per me. Sono così stanca... non ho neppure la forza d'inchinarmi a raccogliere gli spilli che rovesciati sul pavimento roteano sulla capocchietta colorata cercando di controllare l'oscillazione, chissà se stanno ridendo di tutto quel movimento. Io penso di si... e rido anch'io perchè loro stanno ridendo di me.