A memoria non ricordo più d'aver trascorso un'intera notte di sonno, qualcuno sta sempre male e ha bisogno di me, mi chiama nel cuore della notte e io mi alzo come in trance, spesso ho la sensazione che il mio corpo rimanga sul letto e una parte di me si solleva per alleggerire il malessere di chi chiede il mio aiuto.
Ogni mattina per cinque giorni lavorativi la sveglia suona alla medesima ora, lei (la sveglia) riposa per il fine settimana e in giornate segnate in rosso sui calendari, ma per tutto il resto dell'anno, degli anni e del tempo che mi parla di mezza vita vissuta la sveglia - sveglia sempre alla stessa ora spaccando il minuto.
Raccolgo la cianfrusaglia che sono appena apro le palpebre e vado in cucina per la colazione, dopo di che coordino e programmo le azioni della famiglia e le mie per la giornata, sono già alla porta, poi in macchina e ancora dopo poco alla mia scrivania sul luogo di lavoro.
Tutti i giorni come gettata nel cestello della lavatrice a strizzarmi lembi, orli, pezze di me.
Nessuna novità o relativamente poche.
In questi ultimi anni a parte qualche matrimonio e troppi funerali anche le mani da stringere sono venute a mancare.
Ogni mattina mi sollevo dal letto e il primo gesto che faccio una volta alzata è quello di sollevare la persiana avvolgibile anche se so perfettamente che fuori magari è ancora buio, o sta albeggiando e le volte che già il giorno sorride prendendoti per il culo.
La giornata poi trascorre con i soliti appuntamenti, le solite cose da fare, le solite strade da percorrere e il telefono che non squilla più.
Le amiche, quelle più vere e più intime, sono abbottonate nei loro disastri esistenziali, come me d'altronde e anche se poi sentirci e chiacchierare, confidarci i nostri dubbi, le speranze sopite, la rabbia soffocata e ancora quel bisogno di realizzarci che non arriva, quella realizzazione che ci faccia sentire in pace con noi stesse e con il mondo circostante ci fa dire: "che bello esserci sentite dobbiamo farlo più spesso!" in realtà siamo troppo fagocitate da un sistema che reprime ogni entusiasmo ed iniziativa e ci capita sempre più di rado.
Così si va avanti trascinando il peso di sporte per la spesa colme di cose inutili e cibi calorici che servono a riempire gli spazi vuoti tra una sigaretta e un bicchier di vino.
Così porto avanti la mia vita, ma da ieri ho un ferro da stiro nuovo bello e professionale, mi ha detto: "voglio il meglio per te!"
Ma non è questo il meglio per me, è il meglio per te che avrai camicie perfette come uscite da una sartoria.
Poi arriva la sera e vedo il suo sguardo deluso gli offro una carezza sulla zazzera sale e pepe, mi siedo sulle sue ginocchia lunghe e magre e lo stringo cullandoci un poco l'uno abbracciato all'altra, ci sfioriamo le labbra in casti baci e appena le sue mani si fanno esigenti lascio il suo corpo che sospira per lavare i piatti.
Qualche volta lui parla mentre la televisione è accesa e io ho gli auricolari per ascoltare musica.
ho imparato la parte e automaticamente faccio cenni di assenso con la testa senza sapere realmente di cosa stia parlando.
Più tardi entro in stanza da letto, scalza per alleggerire il passo ma lui sembra sempre accorgersi quando m'infilo sotto le coperte e la sua mano raggiunge la mia schiena in una richiesta muta, mentre invece io allungo la mano dall'altro lato verso la sveglia per dargli la buonanotte.
Se ogni cosa è al suo posto, ogni giorno alla stessa ora e nulla cambia, dove sta l'errore? Perchè ho la sensazione che nessuno sia felice?