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lunedì 27 febbraio 2012

UNDER CONSTRUCTION

Sono in costruzione. 
Progettista maldestra provo ad edificare plastici d'irrealtà sopra rimpianti e delusioni, fallimenti e demolizioni.
Macerie. 
Arresa sono caduta in mezzo alla polvere soffiata d' Achille semidio glorioso e vendicatore. 
Le braccia molli cadono sui dorsi di mani aperte verso un cielo livido dal colpo subito sui detriti e cocci di mattoni rossi erosi e si compiace il vento a spettinare la storia da cui sfogliare carta ecologica dove ho scritto che tu non ci sei e se tu non ci sei non c'è posto per nessun altro nella costruzione di una frazione d'ora e renderla importante e imponente, come quando volteggiando disegnavo con le mie braccia ad arco il tempo flessibile alla complicità e mi facevo cupola e molo perchè attraccassi.
Lo senti questo pianoforte? E' colonna sonora premio Oscar per la miglior interpretazione. 
Non fare il modesto un pò Maestro e un pò attore lo sei stato e ancora lo sarai in questo viaggio di miserie e lentezze dove ci vuole coraggio; per costruire insieme ci vuole coraggio.
Quella tranquillità domestica, addomesticata dalla voce dei padri, ho venduto per trenta denari da spendere al botteghino di un cinema d'essai,  mansueta mi vedeva l'occhio ma quel che c'era dentro ribolliva in attesa che l'avventura venisse a bussare alla mia porta, attendendoti e bramandoti prima ancora che ti rivelassi e mi chiedo ancora oggi qual'è stato il preciso istante in cui il machete ha colpito la canna e il gas ha cominciato ad invadere l'aria dal basso.
Ricostruire non è per niente facile. Non che non sappia da dove cominciare, ma sono troppo profonde le ferite, le mie carni: un tatuaggio di date. 
Torre o prigione: le mie memorie sottotitolate per chi non ode e non parla nonostante io ami la sua lingua muta e il desiderio acuisce il dolore per il distacco dagli oggetti smarriti e in mezzo ad essi quel sentimento legato ad una fune tesa sopra alla mia testa; spada di Damocle e della tua ira funesta.





domenica 19 febbraio 2012

ANATOMIA DI UN SENTIMENTO




Identifichiamo come centro dei nostri sentimenti ed emozioni il cuore, tutto convergerebbe su questo organo nemmeno tanto esteticamente romantico a vederlo nella sua anatomia, pugno e scrigno che fa da chiusa e custodisce un regno di pulsazioni, pulsioni, flussi, vibrazioni, sistole ed extrasistole e dilatazioni, contrazioni, sintomi e attività vitali, telaio di ingranaggi pulsanti per mantenere inalterato un equilibrio necessario per sopravvivere.
Ma è lì che le emozioni hanno potere più del cibo che alimenta e dell'aria che si respira. 
Una gioia lo fa sussultare lasciando che segua ritmi sincopati e diventa maestro che dirige il corpo in orchestra di fiati e corde.
Un dolore lo chiude in una morsa esalando tristezza in ogni vaso, fa sfiorire la primavera e sgorga mutandosi in lacrime.
Il rimpianto è un pittore maledetto che sporca il vivo del rosso, costringendolo ad un battito lento segnando un tempo che non gli appartiene.
Il cuore di cui si abusa e si estremizza, che catalizza gli influssi negativi e positivi di un'esistenza e gli elabora in sentimento.
E' il cuore il centro della nostra emotività? Responsabile o complice di un universo parallelo tra realtà e idealizzazione.
... e non so più dire TI AMO perchè il mio cuore è silenzioso, fugge dalla realtà e si nasconde per non pronunciare promesse vane e non consente di nutrirsi di parole d'amore per cui non ha orecchio e bocca per ricambiare.
Più non dico TI AMO, perchè il mio cuore non scende a compromessi e non contraddice lo sguardo verso la meta lontana, se il vento della notte più non risponde col soffio sopra la mia isola allora sarò terra arida abitata dalle ombre del passato e non riposa il cielo senza sole nè lune, sopra il mio costato ferito dalla punta della lancia di chi non ha perdonato.

Mic



sabato 18 febbraio 2012

LESSON NUMBER ONE




Uno degli uomini che in assoluto ha fatto grande il cinema è Woody Allen. 
Ricordi adolescenziali mi portano all'attrazione psicologica che i suoi film producevano nella mia testolina acerba d'esperienze.
Lui piccolo ed emaciato, per nulla vicino a un qualsivoglia canone estetico, ha catalizzato l'interesse di un pubblico di nicchia espandendosi e ottenendo un successo incondizionato.
Le tematiche affrontate nei suoi film sono ordinariamente vissute da chiunque ma la specialità di questo autore, regista, letterato, musicista, scenografo, commediografo etc etc. ha la sfacciataggine di denunciarle con l'autoironia e il sarcasmo di chi l'esperienza la fa su se stesso e fa bagaglio di quei  comportamenti rilevati negli ambienti della borghesia intellettuale statunitense che non è difficile osservando attentamente le sue commedie, estendere in quelle psico-tragedie quotidiane infettate dall'americanismo in Europa, in ritardo sui tempi ma che forse oggi riscontriamo sulla maniacale occupazione del genere moderno.
Allen disquisisce tra etica e morale e gioca carismatico e ironico su come la società abusa di questi termini comportandosi in ossessiva contraddizione, costruisce nel personaggio una casualità di eventi circostanziali che lo inducono a scegliere e dimostrarsi per quelle scelte ben paragonabili agli stereotipi socialmente in uso.
La bellezza sta nei dialoghi che Allen, forse un pò presuntuosamente, srotola come tappeti volanti dove è doveroso un inchino. Sempre raffinato ed estremamente cerebrale, culturalmente appagante e con una dose di pura follia, apre le porte al suo Io e facendolo sprona tutto il suo pubblico a fare come lui.
Domande e teorie su Dio, la donna, il sesso, la psicanalisi e ancora il razzismo, il rapporto dell'uomo con il progresso e quello con il denaro, non c'è argomento che Allen non abbia affrontato mostrando di saper coniugare il passato con quello che è stato il suo presente, ma che ancora oggi per opere non più verdissime Allen ci insegna e ci fa riflettere.

Mic

"Per fare una rivoluzione ci vogliono due cose: 
qualcuno o qualcosa contro cui rivoltarsi e qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione." 
W. Allen


martedì 14 febbraio 2012

L'AMORE, QUELLO VERO

Juan MEDINA

Quante forme ha assunto questo rimpianto in tanto tempo non riesco neppure più a contarle.
Chissà se più d'ogni altra cosa io sia innamorata della solitudine che mi attende fedele compagna di una complicità mai sopita.
Ci guardiamo in faccia e ridiamo per quei dilettanti che usano una poesia di Prevert per pubblicizzare incontri e abbracci e quei baci da ipoglicemia.
L'amore, quello vero, deve sporcarsi per entrare nelle vene. 
Deve sgorgare come lava vulcanica dalle bocche dell'essere e deve creare una dipendenza sottomessa in continuo ribollio. L'amore quello vero s'alimenta di paura e di sospetto e sbatte contro il muro con violenza.
Deve disorientare far chiedere dove ci si trova, perchè nulla vive per quello che si ha davanti.
L'amore quello vero fa scrivere miliardi di parole, che abbiano senso o meno non ha importanza ma devono avere il sapore di sigarette fumate nell'attesa sperata anche delusa e poi di corsa con le dita su una tastiera che diventa pianoforte a salire per scale e diventare artefici di un'opera unica che nessun orecchio potrà mai udire.
Perchè l'Amore, quello vero ha sensi nelle dita e udito nel ventre, Si sfama di una passione cattiva che abbacina la mente. 
L'amore, quello vero è amaro con retrogusto di fiele, un sacrificio che non consuma le forze perchè chiede di ricominciare a vivere nella sublime consapevolezza della sua effimera bellezza.


Juan MEDINA







** Biografia **

Juan Medina è un latino-americano nato nella Repubblica Dominicana nel 1948. Si è laureato con lode presso la Scuola Nazionale di Belle Arti di Santo Domingo e da Studio murale del professor Jaime Colson. Dal 1974 è professore nella stessa scuola in carica della pittura nudo e post-laurea.È stato nominato direttore nel 2002. 
Come un giovane professionista è stato molto impressionato dai problemi sociali e politici del suo paese ed è stato inclinato verso il realismo sociale. Nel 1970 la città di Santo Domingo ha commissionato un grande dipinto murale affresco all'aperto dal titolo "Educazione". Fine degli anni '70 ha lavorato con tematiche esoteriche, principalmente in blu.Espone questi lavori nel 1979 in una mostra un uomo in Offerta Centro de Arte Cndido. Durante questo periodo ha anche partecipato a diverse mostre collettive nella Repubblica Dominicana.

Tra il 1982 e il 1992 Medina ha lavorato su dipinti e disegni commissionati per la commemorazione della scoperta ed evangelizzazione dell'America e del 150 ° Anniversario della Repubblica Dominicana. Queste opere si trovano nella cattedrale di Santo Domingo, il Museo della Casas Reales, Patronato de la Ciudad Colonial e il Pantheon Nazionale.Durante questo periodo ha presentato due spettacoli singoli: "Momenti storici" (1989) nel Museo di Casas Reales e"Chronicles of America" ​​(1992) nella sede della Commissione Dominicana per la celebrazione del V Centenario della scoperta ed evangelizzazione d'America. E 'autore dei disegni per l'esposizione più per commemorare il 150 °Anniversario della Repubblica Dominicana, "l'indipendenza nazionale, Il Processo" in forma di manifesti di grandi dimensioni, pubblicati in un libro.
Dopo un intenso periodo di lavoro in uno stile tradizionale arte Medina sentito l'esigenza di approfondire all'interno della moderna. Dal 1992 ha lavorato in tecniche miste dei media, la sperimentazione di colori, texture, effetti e la sua incisività elegante.La sua ultima mostra dal titolo "Euritmia" si è tenuto nel suo Estudio-Pinacoteca del 2003.
Non ha nessun conflitto tra arte tradizionale e arte moderna come lui si sentono attratti e confortevole con entrambi. Nelle sue parole : "Non c'è arte antica o nuova arte, ma solo buona o cattiva arte" .

 Sito Ufficiale Artista: http://www.medinajuan.com/

sabato 11 febbraio 2012

COSI' DECIDO DI SCRIVERE




Sono giorni che ruoto intorno a questa pagina, ho tolto l'ultimo granello di polvere, ma poi era la luce che disturbava sul foglio. 
Ho ripreso l'idea di entrare e scrivere ma poi era la musica in sottofondo che distrubava la concentrazione. 
Ritornavo persuasa e con un' incipit vincente: questa volta avrei messo su un bel pezzo ma mi accorgevo che l'orologio segnava che s'era fatto tardi e avrei sicuramente trovato modo l'indomani più fresca ed energica la strada per versarmi sul mio nuovo affascinante diario virtuale.
Invece no!
La verità è che sto prendendo tempo, perchè qualcosa è accaduto e non è l'eccezionale ondata di maltempo che ci ha investito. 
E' un lutto, una perdita che non riesco ad elaborare e non ho nessuna intenzione di farlo.
Non provo alcuno stimolo per avviarmi ad una riabilitazione, la realtà è troppo scomoda e non mi nascondo che fuggo da essa cercando rifugio e consolazione in quel piano superiore di una coscienza al limite della razionalità benchè, se pur anche questa realtà parallela non ha nessuna via d'uscita dal dolore.
Una protesi a spirale è l'organo meccanico che un potere alienante ha innestato tra la mente e un punto imprecisato del quale non si ha verifica sulla veridicità, ma l'umanità da sempre ne osserva il beneficio del dubbio asserendone l'esistenza su un punto incorporeo chiamato Anima.
Ora non so se il mio sguardo sia caduto sul posacenere romboidale color ambra per puro caso o sia invece la protesi che si è attivata come di solito del tutto autonomamente creando degli scoordinamenti comprensibilmente innaturali alla postura, ai gesti, così alle espressioni del mio volto, stringendo il campo visivo e dilatando visioni improvvise, inoculando ora voci , ora volto amato, e mischiando talvolta come un baro sadico i ricordi come fossero carte al tavolo verde distribuendo e lasciando al caso l'idea che io sia un burattino nelle mani di un improbabile ingegnere del male o più probabilmente un sarcastico manovratore del culto della fede che ho sposato e legatami al palo invocando un'esecuzione che non arriva.
Questa sua strategia m'impone a tratti un'apatia oltre misura concepibile e falli d'attenzione su quello che sono i miei compiti da farsi sul momento e forse scrivo ma non so se lo scrivente è ciò che chi leggerà penserà che sia oppure un'intrusione fenomenale data la mia modesta ma sofisticata follia del genio incompreso.