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venerdì 30 novembre 2007

The verde e dorato miele

green tea

Troppo rumore ha campeggiato tiranno in questi ultimi giorni.
La mia anima che non voleva tacere sofferenze e insoddisfazioni e poi tanto bisogno di essere presa per mano, trovare delle soluzioni.
Ho provato ad elencare nero su bianco ciò che sono quelli che considero i problemi che mi assillano.
Dopo ho elencato ciò che mi fa stare bene, mi da soddisfazione, mi appaga.
Pochissimi punti a dire il vero, ma scriverli mi ha fatto già sentire meglio.
La mia prospettiva si è spostata in quelle brevi righe e il bianco del foglio sembrava ancora più luminoso.
Ho sorriso e mi sono riempita di questo significato.
Ho così concluso "cosa voglio di più dalla vita?"
Una bella tazza fumante di the verde da assaporare con calma, gustando il piacere del momento.
Scollegare la mente da tutto quel che mi disturba.
Concentrare i miei pensieri su altri piccoli piaceri che il mio carattere introverso spesso ofusca di pessimismo.
Avvertire il contrasto del the con la dolcezza del miele.
Osservare la trasparenza del liquido dentro una tazza di ceramica bianca e capire d'avere tra le mani tanta ricchezza.
Quanto sono ricca io.
Quanto sono generosa io.
Quanto sono bella io.
Ed ora m'immergo in un attimo di piacevole solitudine.
Ammirando i doni che ho ricevuto.
Sento di essere pronta ad amare quella parte di me che troppe volte ho abbandonato a se stessa.










Cielo nuvoloso, assenza di pioggia.
Mi è stato regalato un raggio di sole che ho afferrato e tengo ancora stretto, spero di aver ricambiato con la stessa Luce, Forza e Gratitudine... 
Aleggia nell'aria "The Crystal Ship"  è la voce di una lucertola!
The Great Jim. Jim Morrison - The Doors in Riders on the storm; Waiting for the
sun ( e tutte le altre di una collezione davvero unica!)
Momento Magico!
Veramente Magico!

mercoledì 28 novembre 2007

Dedicata alla mia intelligenza!







Un amico che improvviso arriva da lontano.
La sua voce dopo secoli, che mi riporta alla spensieratezza di un passato vissuto con allegria.
Parla senza fermarsi nemmeno sui punti e le virgole.
E' un piacere ascoltarlo mentre ride, ricorda, parla di se di quel che è oggi, di quello che è stato ieri, della nostra amicizia che ha sempre ricordato con il sorriso.
Poi il vuoto.
Un silenzio assordante di cui sono responsabile.
Il suo accento romano che mi dice:" Oh! ma ce stai?"... "Si" rispondo io, quasi atona.
Mi accorgo che non ho voglia di parlare, non ho forza, non ho nulla da raccontare.
Annaspo fra i pensieri del poco di me, per riportare un minimo di conversazione.
Quasi spinta dalle sue domande che vogliono sapere e sento il suo entusiasmo venir meno.
"Ma scrivi sempre?" "La poesia?" ...
Già la poesia!
E' lui a dirlo e quella frase entra nel cuore come una stilettata:
"La poesia non basta più eh! Dani?"
***  ***
No, la poesia NON C'E' PIU'!
Forse non c'è mai stata.
Era un'illusione poggiata come farfalla sul mio cuore di donna, ma a tutto c'è un limite, un inizio e una fine.
Non ha resistito al tempo, ma io ero così immersa, in quella me migliore da non rendermi conto del lavoro che stava facendo su di me, a mio discapito.
Perchè dopo ogni entusiasmante esperienza bisogna fare i conti con la cruda realtà.
Quel poco che ora stringo tra le mani sono un girotondo di parole, pochissime parole oltrettutto, senza nessuna energia.
Io che ho dato sentimento puro, forza, coraggio, bellezza.
Non era possibile lasciare che andasse oltre.
Non posso lasciare che si offenda la mia intelligenza.
The End


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 30 Seconds To Mars
The Kill

(traduzione)

E se io volessi scoppiare
Riderti in faccia
Tu che faresti?
E se io cadessi per terra
non potendo più sopportare tutto questo
 
Tu che faresti?
Vieni, abbattimi
Seppelliscimi, seppelliscimi
Ho finito con te
E se volessi combattere
O supplicare
per il resto della mia vita
Tu che faresti?

Hai detto che volevi di più
Cosa stai aspettando?
Io non sto scappando da te
Vieni, abbattimi,
Seppelliscimi, seppelliscimi
Ho finito con te

Guardami negli occhi
Mi stai uccidendo,
mi stai uccidendo
Tutto ciò che volevo eri tu

Ho provato ad essere qualcun altro
Ma niente è sembrato cambiare
Ora lo so,
questo è ciò che sono dentro veramente
Cadendo da me stesso
Cascandoci per un'opportunità
Ora lo so,
questo è ciò che sono veramente
 
Vieni, abbattimi,
Seppelliscimi, seppelliscimi
Ho finito con te, con te,
con te Guardami negli occhi
Mi stai uccidendo, mi stai uccidendo
Tutto ciò che volevo eri tu
Vieni, abbattimi,
Abbattimi, abbattimi..

E se volessi scoppiare?

domenica 25 novembre 2007

PARETI-GALERA - 1






PARETI-GALERA

(POESIA ATIPICA)(RACCONTO ANOMALO)


I resti della cena noncuranti sopra il tavolo, chi avevo seduto accanto ha raggiunto altre distrazioni e così guardo le mie mani testimoni di privazioni.
Poche parole, le ultime della giornata e poi le luci si spengono sopra i loro occhi, pace notturna e intorno ancora gli echi di discorsi lasciati a metà e rovesciati giochi .
Ora potrei farlo che nessuno udirebbe, ma soffocare ancora un grido non mi riuscirebbe, allora ascolto il silenzioso assenso, troppo simile ad un mantello che cala su tutto quanto abbia un senso.
Mi guardo intorno, soffocata da pareti-galera, un tempo erano bianche e un malessere mi assale gravando su membra stanche.
Vorrei senza rumore andare in un ovunque senza meta per sparire nel mistero di chi non lascia addio, quello stesso, chiuso in una valigia carica del poco che somiglia.
Insoddisfazione, disaffezione chissà poi cosa sia, quella molla scatta dentro e dopo si è persa ogni magia.
Ho cambiato pelle e di tutti i pretesti che mi ero figurata, nessuno era convincente veramente anche se, mi rinfacciano, abbia tutto quel che si dovrebbe avere, ed io ingrata, non sento che l’inquietudine di stare disarmata dietro una barricata.
Vuoi per insofferenza o solo egoismo che non sono questi i patti che avevo stretto con me stessa.
Così mi serro in prigione, sia casa, sia ufficio e prima del cappotto, indosso una maschera ed un vecchio vestito.
Da tempo non mi affaccio più sopra uno specchio, la mia faccia è quella che conosco più di tutte e non mi è difficile truccarla dando le spalle al mondo.
Ridestata dal torpore del vagar mentale mi accorgo di non aver mosso un passo verso quel bagaglio da portare, ed ora indebolita dai progetti illimitati, rimango qui, carceriera fra arredi e parati.
Mi muovo in un labirinto con qualcosa che muore dentro e stento a riconoscerla quest’anima mia ormai distorta.
Vorrei gioire, forse solo giocare ma con le manette ai sogni, mi è impossibile anche respirare.



giovedì 22 novembre 2007

Ci sono giorni...

E' così che succede, capitano quelle mattine che appena si aprono le palpebre nella penombra della stanza e si realizza che è mattino, che senti sarà una giornata tesa.
Di quelle giornate che preferiresti restare a casa, nasconderti sotto il piumone e rimanerci accucciata fino a che non ti senti pronta ad alzarti, magari passassero diversi giorni.
Gira così, ma un muscolo involontario dotato di vita propria, ti fa sollevare di scatto l'involucro che ti ha protetto dalla notte umida e ti ritrovi ancora sotto shock con i piedi nel pavimento freddo.
Quel contatto rende ancora più spiacevole il fatto di essersi dovuti alzare, tutto il corpo reclama per una stanchezza che sembra non essere cessata con quel sonno nero come la pece, senza sogni!
Forse è questa la sgradevole sensazione... non ci sono stati sogni.
Davanti alla tazza colma di caffè, l'equivalente di tre tazzine, appena virato con latte freddo totalmente scremato, senza lattosio, insomma quel liquido che io continuo a definire latte, comincia il vero risveglio.
Tv accesa sul notiziario, guardo le immagini apparire e scomparire davanti ai miei occhi, ma ancora la voce dello speaker è confusa nella percezione che ho di quanto dice.
Un biscotto di riso affonda nel liquido che mi alimenta e mi irrita perchè a me piace inzuppare e portare alla bocca quando ancora è friabile, invece così raccoglierlo dal fondo con il cucchiaino toglie tutta la ritualità dei miei gesti abitudinari.
Bene, il resto della preparazione prima di uscire dalla porta di casa è meglio che venga sorvolato... troppo lungo da descrivere, anche se, pure all'interno di quei tre quarti d'ora c'è sempre qualcosa che va storto, dalla lente a contatto che pare non trovarsi nel lavandino e poi scoprire di averla ancora sull'indice, o la gonna che tirata su la cerniera, mentre ho gli stivali ancora da chiudere, i capelli ancora da sistemare e lo spazzolino fra i denti, fa si che inceppi nella fodera interna!
Il risultato è che se non esco in quel dato momento da casa tutto il resto è in salita, anche se da dove abito percorro quasi tutto in discesa la strada verso il mio posto di lavoro.
C'è sempre un particolare traffico nelle strade per ogni ora.
Si riconosce da lontano,appena fatta la manovra per uscire dal parcheggio, dallo specchietto retrovisore vedo la onnipresente pattuglia della Polizia che si staziona nell'incrocio vicino a casa, per non passargli davanti opto per l'altra strada: è tutto in regola... ma non si sa mai!
Ma per l'altra strada c'è la zona delle case delle trecentocinquantamila cooperative edilizie, e sembra che si mettano in macchina tutti a quell'ora. Dalle vie d'accesso per quel quartierino sembra che agli stop stiano lì ad attenderti come in pole position, con i motori roboanti, hanno le ville e pure i macchinoni di grossa cilindrata, di ogni marca, genere e specie e tutti vogliono sfidare il fatto che con la mia misera e decadente ventennale Y10 stia arrivando io e che fanno? si fermano allo stop... nooooooo!!! Loro passano, mi tagliano la strada e così si forma una colonna di macchine davanti a me e io che già stavo in quarta devo scalare  e imprecare di primo mattino.
Ecco, questo è uno dei tanti motivi per il quale me ne sarei stata in casa volentieri.
Sono un'automobilista nervoso soprattutto se mi morde la fretta.
Ci sono giorni che sono così tesa che potrei passare il dito al posto del badge nell'orologio rilevatore presenze che mi segna sempre quei dieci minuti di flessibilità negativa da recuperare.
Sono così tesa che il saluto all'usciere è già un farfugliare fra un "buongiorno" e un "...che palle!" e mi auguro sempre di non incrociare qualcuno dei miei colleghi che mi rivolga la parola fra l'atrio e le scale fino al primo piano,dopo di che svoltando a sinistra si va lungo il corridoio verso la porta dell' ufficio.
Apro la porta e il mio collega di stanza è solitamente già seduto in scrivania, giornale davanti agli occhi, sigaretta accesa ("tanto non ti da fastidio vero? tuo marito fuma e anche tu qualcuna te la fumi!!!)= giààà ma di primo mattino non mi va molto nè fumare nè sentirne l'odore!!! ma passo non dico nulla, mentre mi tolgo il soprabito, poso la mia borsa multitask e comincio ad organizzarmi il lavoro.
Questo è l'unico modo, soprattutto in certi giorni un pò così, di estraniarmi dal minipimer che lavora sui miei pensieri e fa quel tipico rumore stridulo e fastidiosissimo, mettermi subito a lavorare.
Ragionare e organizzarmi mi appaga, mi sento utile e in pace.
Quasi non mi rendo conto quando il mio collega esce per la sua missione quotidiana, non ricordo neppure se l'ho salutato, tanto sono concentrata e vado alla grande, precisa e costante sulle operazioni da svolgere. Ma mi accorgo quando dopo qualche minuto entra un secondo collega, alto in grado e con una grande faccia tosta. Da un pò di tempo non riesce a collegarsi ad Internet dal suo ufficio, si approffitta della disponibilità che gli è stata concessa dal mio collega una volta e così quando quello esce, l'altro arriva, sorride come un ladro, perchè sa che io so che lui sa che loro sanno, che viene a cazzeggiare sul pc nella mia stanza. Primo grande senso di intolleranza, ma io continuo a fare il mio dovere... anzi, pure io vado un pò al pc... mi premio, ho portato avanti per bene il lavoro. Leggevo qua e là quando un terzo collega entra aprendo rumorosamente dall'alto del suo fisico atletico da metroeottantasempre e della serie "non busso perchè sono il più figo dell'azienda e faccio pure un pò come mi pare!"
Lo so è una giornata NO! L'ho avvertita appena ho aperto gli occhi.
Con quest'ultimo abbiamo avuto un pò di problemi a rapportarci, diciamo d'incompatibilità di carattere per non dire altro e di più e quindi ammetto che non mi è proprio un granchè simpatico, già lo diffidai di entrare nel mio ufficio, ma poi le cose sembrano appianarsi per il bene comune o forse perchè lui ha una grande faccia da c... schiaffi e fa come vuole.
Comunque avverto sempre più la tensione che sale sulla bocca dello stomaco.
Ecco che i due cominciano a parlare di uno degli argomenti preferiti: le donne. Io continuo come se fossi invisibile a lavorare, m'impongo di non ascoltare quello che due uomini normodotati di un'intelligenza media riescono a dire di un corpo femminile.
Più ne parlano e più sembra che cambino persino sembianze. Oserei dire che, almeno gli animali hanno i loro cicli naturali comunemente detti "calore", ma questi pare siano in perenne stato di eccitazione che superano l'animale uomo che sta in loro. Ma io sono una donna moderna ed intelligente e se pur infastidita faccio altro.
Non vorrei proprio ascoltare ma loro sono lì a poca distanza da me, ridono pure quando vedono che dalla borsa estrago il mio lettore mp3 e metto un auricolare, purtroppo devo sentire se mi chiamano da altri uffici e non posso isolarmi completamente.
Ora ho la musica, mi lascio andare al ritmo, mi sento meglio fino a che non colgo quell'espressione assurdamente volgare che usa uno dei due in riferimento a qualcuna che ha conosciuto.
Allora alzo la testa e li guardo! Cosa leggono loro nella mia espressione non lo so, ma a me sta montando tanta di quella rabbia che avrei voglia di insultarli, ma alla domanda: "cosa c'è Dani?" si ferma l'istante in una campana di silenzio oprimente.
Con tutta la calma che riesco a raccogliere rispondo:
"Nulla, mi domandavo solo se posso offrirvi anche un caffè!"
L'hanno presa come una battuta e si sono messi a ridere.
Continuo:
"Probabilmente qualcosa mi sfugge, o forse sfugge a voi... siete nel mio ufficio, comodamente seduti, senza alcun rispetto per chi è in stanza a lavorare"! Uno dei due, quello più anziano risonde: "Ci stai mandando via?!"  Io perentoria: "Vedi tu! se preferisci d'ora in avanti posso prenderti gli appunatmenti per ricevere nella MIA stanza e parlare liberamente dei grandi problemi che affligono l'umanità!"...
Oh! Non posso ancora crederci, si sono arrabbiati!!!
Loro se la sono presa! Ma siamo ammattiti tutti quanti?
e non mi sento di riportare quello che mi ha detto l'altro, non scendo a certe volgarità!
Comunque ci sono giornate che iniziano che ci si sente tesi e fino a notte pare ci si senta così.
Io vi ho raccontato solo parte della mia mattinata, il resto è andato, sono stanca e non ho più voglia di scrivere, forse continuerò in questo diario di bordo a far notare quanto alle volte un pò di rispetto per gli altri non fa che guadagnare onestà e stima per se stessi e quanto ascoltare la propria sensibilità ci aiuta ad essere moderati col prossimo... anche se ci vuole tanta forza... soprattutto quando si ha solo voglia di uno sano scontro per sfogare la rabbia e il senso di ingiustizia ricevuta.
Buonanotte
Clik





lunedì 19 novembre 2007

IMPRESSIONANDO ISTANTI





Impressionando istanti



















e De-Scrivendo il tempo
[effimero]








egli appare impercettibile
seguendo viaggi per dimensioni
che vorrebbero rappresentarmi.













 Tra gli effetti personali [particelle infinitesimali d’affetti occultati]








è scritto un solo nome, quello mio,


forgiato sull’acciaio delle volontà arginate


e che del cristallo pronuncia il “La” perpetuo


che s’innalza in vece del  silenzio.


Micol




giovedì 15 novembre 2007

CERTE DONNE... COME NOI

Un'amica.
Quell'amica.
Quella che senti dentro ad un pensiero, al desiderio di sentirla e stupirti che il cellulare squilla proprio in quel momento, ed è lei a chiamarti!
Quella con cui ridere della coincidenza.
... e poi giù fiumi di parole mentre le faccio compagnia nella strada verso casa, insieme apriamo portoni di luoghi distanti, saliamo scale di fretta ... parliamo senza sosta.
Lei apre una casa "quasi" sempre vuota, io che mi fiondo dentro il vociare dei ragazzini, la tv accesa e passo per un saluto e un bacio, poso la borsa e continuo a parlare, ad ascoltare e parlare, ascoltarsi e raccontarsi.
E' Lei l'amica a cui scrivere un sms in un momento di crisi e un istante prima di inviare sul display compare la chiamata a suo nome!
Non è descrivibile quale empatia ci unisce.
Ed è lei che ha sofferto tanto che mi dice: "con te è diverso... tu sei speciale!"
A quell'amica vorrei che sapesse che è per me che con lei è diverso... LEI PER ME è speciale!
La sua voce mi racconta della sua corsa ad ostacoli, di montagne russe, di vertigini, di voli pindarici e io socchiudo gli occhi ascolto l'armonia della sua voce guidata dall'imperativo AMORE!
A Lei non spaventa o infastidisce la mia povertà, con lei posso parlare dei miei sacrifici e posso ridere e piangere, chiederle un abbraccio e sentirmi accolta con affetto.
Vorrei averla accanto! 
come quando questa sera ha preso a leggere qualcosa che ho scritto altrove. Qualcosa che ho dedicato a me stessa.
Ho sentito la musica che proveniva dalla sua voce, ho sentito quando incespicava nell'emozione, nella commozione ... allora ho pensato: è così che sono certe donne, quelle come noi...
Donne che sanno amare in libertà... che non conoscono che la libertà di chi amano e nulla può fermare il tragitto verso il fallimento, ma noi camminiamo verso quel traguardo anche se è sbagliato, perchè ne siamo convinte, perchè è la nostra battaglia, il nostro ideale.

Noi che sappiamo attendere, soffocare l'istinto di urlare, di reprimere la voglia di emergere.
Noi siamo così!
Stanche ma in noi mai vedranno svanire quel sorriso su cui contare.
NOi con lo sguardo aperto sui sogni e i piedi ben piantati sulla nuda terra.
Sono così certe donne... sono come noi.

Per te Amica mia!
tati tua!

martedì 13 novembre 2007

AFFETTI



Giacomo BALLA, Affetti (Studio), 1910,olio su tavola






La bambina disse a sua madre:


“E’ vero che il sole ha i raggi


e quando è alto alto nel cielo


fa caldo?”


 


La madre sorrise alla bimba:


“E’ così, amore mio!”


 


… e la bambina pensierosa continuò:


“Quando è notte invece c’è la luna


è bianca bianca con la faccia tonda,


vero mamma?”


 


“Qualche volta è tonda e qualche volta no!”


Disse la donna accarezzandole il viso


 


“Mamma tu quando sorridi


Sei come il sole e mi fai caldo!”


 


“Ma quando sei triste


Sei come la luna


Diventi bianca e io sento freddo!”


 


…”Allora – pensò la mamma –


vieni qui dentro il sole del mio abbraccio


così non sentirai freddo mentre bianca


ti nasconderò dalla mia tristezza!”


 


Mic

 

venerdì 9 novembre 2007

Per un giorno soltanto!

Per un giorno soltanto lascia che io ti veda meno stanca.
Per un giorno soltanto lascia il grembiule appeso.
Per un giorno soltanto lascia i pesi in cantina.
Per un giorno soltanto lasciati abbracciare
e contaggiare dal mio sorriso,
quello stesso che mi hai donato
e porto impresso fra le mie stesse rughe.



MAMMA GRAZIEEEEEEEE!!!
TI AMO!



BUON COMPLEANNO!


mercoledì 7 novembre 2007

E' NATO LEONARDO




Il neo papà Amedeo é figlio di mio cugino Renato, quindi io sono diventata pro_pro zia! Sarà così? Boh! mica so bene come si calcolano questi ceppi genealogici... so solo che è bellissimo, un bimbo che ha già il suo caratterino, osserva con due occhietti profondi (tutto nonno Renato_ speriamo non legga nonna Anna, altrimenti cominciano le corse alle rassomiglianze).
Questa nascita mi ha messo un'energia stupenda addosso... sarà che dietro c'è tutta una storia che ... vabbè, ora siamo tutti ubriachi di gioia ed è bello che sia così!
La nostra è una famiglia grande (pure troppo)... tanto che alle volte mi devo annottare i nuclei dei tanti cugini per non dimenticarne qualcuno!
Oh! qui c'è anche una bis nonna: è zia Silvia, che aspetta il pupo nuovo di zecca tutta trepidante a casa.
Leonardo ha conquistato tutti, già prevedo che sarà un bambino straviziato, coccolato e vezzeggiato e... non so più che altro... intanto oggi non ho potuto sfiorarlo, ma mi rifarò fra qualche giorno, se mamma Silvia non avrà nulla in contrario.
Intanto che aspetto guardo lassù, fra le stelle e cerco la Luce di un padre, di un nonno, di un bis-nonno: zio Amedeo, è inutile che ti nascondi, lo so che stai sorridendo dietro le tue grandi ali!






AD AMEDEO, SILVIA E LEONARDO AUGURIAMO UN MONDO DI FELICITA'!

D.




** Leggendo forse non capirete questa confusione di nomi... nella vita nulla accade per caso.
I genitori del piccolo leonardo sono AMEDEO E SILVIA,  i nonni del neo papà :AMEDEO E SILVIA!**


domenica 4 novembre 2007

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA

Ho voglia di scrivere, il tempo è stretto in un lasso. Non so se riuscirò a scrivere tutto! Forse non è nemmeno giusto scrivere ogni cosa. Forse... Forse FORSE!!!!

giovedì 1 novembre 2007

HALLOWEEN

dolcettoscherzetto

Ho fatto un'eccezione, per Lei,  le ricorrenze dei giorni a venire per me hanno un altro significato.
Sembra che oggi l'imperativo sia: ridere e scherzare, tutti a correre e danzare...
ma la verità è che come mortali abbiamo PAURA, siamo esseri indifesi e incapaci di accettare che il pendolo oscilla e allora "dolcetto o scherzetto?" per esorcizzare, per evitare di appesantire il morale.
Riti, magia, Vita e Morte. Tutto è presente come spada di Damocle.
E le croci stanno nella valle, nella notte che non ci addormenta.
Vedo dalla mia casa le tremule luci, sotto l'ombra scura dei cipressi.
A LORO la mia preghiera... alla mia streghetta il mio sorriso più bello.
Mic