E' così che succede, capitano quelle mattine che appena si aprono le palpebre nella penombra della stanza e si realizza che è mattino, che senti sarà una giornata tesa.
Di quelle giornate che preferiresti restare a casa, nasconderti sotto il piumone e rimanerci accucciata fino a che non ti senti pronta ad alzarti, magari passassero diversi giorni.
Gira così, ma un muscolo involontario dotato di vita propria, ti fa sollevare di scatto l'involucro che ti ha protetto dalla notte umida e ti ritrovi ancora sotto shock con i piedi nel pavimento freddo.
Quel contatto rende ancora più spiacevole il fatto di essersi dovuti alzare, tutto il corpo reclama per una stanchezza che sembra non essere cessata con quel sonno nero come la pece, senza sogni!
Forse è questa la sgradevole sensazione... non ci sono stati sogni.
Davanti alla tazza colma di caffè, l'equivalente di tre tazzine, appena virato con latte freddo totalmente scremato, senza lattosio, insomma quel liquido che io continuo a definire latte, comincia il vero risveglio.
Tv accesa sul notiziario, guardo le immagini apparire e scomparire davanti ai miei occhi, ma ancora la voce dello speaker è confusa nella percezione che ho di quanto dice.
Un biscotto di riso affonda nel liquido che mi alimenta e mi irrita perchè a me piace inzuppare e portare alla bocca quando ancora è friabile, invece così raccoglierlo dal fondo con il cucchiaino toglie tutta la ritualità dei miei gesti abitudinari.
Bene, il resto della preparazione prima di uscire dalla porta di casa è meglio che venga sorvolato... troppo lungo da descrivere, anche se, pure all'interno di quei tre quarti d'ora c'è sempre qualcosa che va storto, dalla lente a contatto che pare non trovarsi nel lavandino e poi scoprire di averla ancora sull'indice, o la gonna che tirata su la cerniera, mentre ho gli stivali ancora da chiudere, i capelli ancora da sistemare e lo spazzolino fra i denti, fa si che inceppi nella fodera interna!
Il risultato è che se non esco in quel dato momento da casa tutto il resto è in salita, anche se da dove abito percorro quasi tutto in discesa la strada verso il mio posto di lavoro.
C'è sempre un particolare traffico nelle strade per ogni ora.
Si riconosce da lontano,appena fatta la manovra per uscire dal parcheggio, dallo specchietto retrovisore vedo la onnipresente pattuglia della Polizia che si staziona nell'incrocio vicino a casa, per non passargli davanti opto per l'altra strada: è tutto in regola... ma non si sa mai!
Ma per l'altra strada c'è la zona delle case delle trecentocinquantamila cooperative edilizie, e sembra che si mettano in macchina tutti a quell'ora. Dalle vie d'accesso per quel quartierino sembra che agli stop stiano lì ad attenderti come in pole position, con i motori roboanti, hanno le ville e pure i macchinoni di grossa cilindrata, di ogni marca, genere e specie e tutti vogliono sfidare il fatto che con la mia misera e decadente ventennale Y10 stia arrivando io e che fanno? si fermano allo stop... nooooooo!!! Loro passano, mi tagliano la strada e così si forma una colonna di macchine davanti a me e io che già stavo in quarta devo scalare e imprecare di primo mattino.
Ecco, questo è uno dei tanti motivi per il quale me ne sarei stata in casa volentieri.
Sono un'automobilista nervoso soprattutto se mi morde la fretta.
Ci sono giorni che sono così tesa che potrei passare il dito al posto del badge nell'orologio rilevatore presenze che mi segna sempre quei dieci minuti di flessibilità negativa da recuperare.
Sono così tesa che il saluto all'usciere è già un farfugliare fra un "buongiorno" e un "...che palle!" e mi auguro sempre di non incrociare qualcuno dei miei colleghi che mi rivolga la parola fra l'atrio e le scale fino al primo piano,dopo di che svoltando a sinistra si va lungo il corridoio verso la porta dell' ufficio.
Apro la porta e il mio collega di stanza è solitamente già seduto in scrivania, giornale davanti agli occhi, sigaretta accesa ("tanto non ti da fastidio vero? tuo marito fuma e anche tu qualcuna te la fumi!!!)= giààà ma di primo mattino non mi va molto nè fumare nè sentirne l'odore!!! ma passo non dico nulla, mentre mi tolgo il soprabito, poso la mia borsa multitask e comincio ad organizzarmi il lavoro.
Questo è l'unico modo, soprattutto in certi giorni un pò così, di estraniarmi dal minipimer che lavora sui miei pensieri e fa quel tipico rumore stridulo e fastidiosissimo, mettermi subito a lavorare.
Ragionare e organizzarmi mi appaga, mi sento utile e in pace.
Quasi non mi rendo conto quando il mio collega esce per la sua missione quotidiana, non ricordo neppure se l'ho salutato, tanto sono concentrata e vado alla grande, precisa e costante sulle operazioni da svolgere. Ma mi accorgo quando dopo qualche minuto entra un secondo collega, alto in grado e con una grande faccia tosta. Da un pò di tempo non riesce a collegarsi ad Internet dal suo ufficio, si approffitta della disponibilità che gli è stata concessa dal mio collega una volta e così quando quello esce, l'altro arriva, sorride come un ladro, perchè sa che io so che lui sa che loro sanno, che viene a cazzeggiare sul pc nella mia stanza. Primo grande senso di intolleranza, ma io continuo a fare il mio dovere... anzi, pure io vado un pò al pc... mi premio, ho portato avanti per bene il lavoro. Leggevo qua e là quando un terzo collega entra aprendo rumorosamente dall'alto del suo fisico atletico da metroeottantasempre e della serie "non busso perchè sono il più figo dell'azienda e faccio pure un pò come mi pare!"
Lo so è una giornata NO! L'ho avvertita appena ho aperto gli occhi.
Con quest'ultimo abbiamo avuto un pò di problemi a rapportarci, diciamo d'incompatibilità di carattere per non dire altro e di più e quindi ammetto che non mi è proprio un granchè simpatico, già lo diffidai di entrare nel mio ufficio, ma poi le cose sembrano appianarsi per il bene comune o forse perchè lui ha una grande faccia da c... schiaffi e fa come vuole.
Comunque avverto sempre più la tensione che sale sulla bocca dello stomaco.
Ecco che i due cominciano a parlare di uno degli argomenti preferiti: le donne. Io continuo come se fossi invisibile a lavorare, m'impongo di non ascoltare quello che due uomini normodotati di un'intelligenza media riescono a dire di un corpo femminile.
Più ne parlano e più sembra che cambino persino sembianze. Oserei dire che, almeno gli animali hanno i loro cicli naturali comunemente detti "calore", ma questi pare siano in perenne stato di eccitazione che superano l'animale uomo che sta in loro. Ma io sono una donna moderna ed intelligente e se pur infastidita faccio altro.
Non vorrei proprio ascoltare ma loro sono lì a poca distanza da me, ridono pure quando vedono che dalla borsa estrago il mio lettore mp3 e metto un auricolare, purtroppo devo sentire se mi chiamano da altri uffici e non posso isolarmi completamente.
Ora ho la musica, mi lascio andare al ritmo, mi sento meglio fino a che non colgo quell'espressione assurdamente volgare che usa uno dei due in riferimento a qualcuna che ha conosciuto.
Allora alzo la testa e li guardo! Cosa leggono loro nella mia espressione non lo so, ma a me sta montando tanta di quella rabbia che avrei voglia di insultarli, ma alla domanda: "cosa c'è Dani?" si ferma l'istante in una campana di silenzio oprimente.
Con tutta la calma che riesco a raccogliere rispondo:
"Nulla, mi domandavo solo se posso offrirvi anche un caffè!"
L'hanno presa come una battuta e si sono messi a ridere.
Continuo:
"Probabilmente qualcosa mi sfugge, o forse sfugge a voi... siete nel mio ufficio, comodamente seduti, senza alcun rispetto per chi è in stanza a lavorare"! Uno dei due, quello più anziano risonde: "Ci stai mandando via?!" Io perentoria: "Vedi tu! se preferisci d'ora in avanti posso prenderti gli appunatmenti per ricevere nella MIA stanza e parlare liberamente dei grandi problemi che affligono l'umanità!"...
Oh! Non posso ancora crederci, si sono arrabbiati!!!
Loro se la sono presa! Ma siamo ammattiti tutti quanti?
e non mi sento di riportare quello che mi ha detto l'altro, non scendo a certe volgarità!
Comunque ci sono giornate che iniziano che ci si sente tesi e fino a notte pare ci si senta così.
Io vi ho raccontato solo parte della mia mattinata, il resto è andato, sono stanca e non ho più voglia di scrivere, forse continuerò in questo diario di bordo a far notare quanto alle volte un pò di rispetto per gli altri non fa che guadagnare onestà e stima per se stessi e quanto ascoltare la propria sensibilità ci aiuta ad essere moderati col prossimo... anche se ci vuole tanta forza... soprattutto quando si ha solo voglia di uno sano scontro per sfogare la rabbia e il senso di ingiustizia ricevuta.
Buonanotte
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