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sabato 18 luglio 2009

IL DOMATORE DI TIGRI





Samuele Bersani - Le mie parole



Dimmi come hai fatto, se è stato difficile ,oppure no al contrario è stato qualcosa di sufficientemente semplice prendere quelle parti oramai in disuso delle tue esperienze trascorse e farne un bel falò.

Ti sei seduto a godere dello spettacolo, con una bottiglia di birra afferrata al collo e un ghigno distorto sul viso mentre davanti a te si apriva il sipario fatto di lingue di fuoco su immagini del tuo passato trasformarsi in raccappriccianti e informe sagome, irriconoscibili e prive di un'identità.

Al contrario di te non ne sento il bisogno.
Mi piacerebbe poggiare il culo su una base e allungare le gambe, flirtare melanconica con una chitarra elettrica per distorcere il requiem in atmosfera di candele che si sciolgono sulla scia incendiaria che la meteorite lascia ellittica in magica visione da Presepe di Natale.

Sei arrivato per farmi omaggio dell'immagine prodotta dalla tua mente.
Pretendevi d'infettarmi, così anche le immagini che abitano la scatola riposta nel mio invaso onirico, avrebbero avuto una reazione a catena di autodistruzione.
Ammettilo per un attimo hai pensato di poter riuscire a trovare la combinazione giusta per entrare nel caveau per trovarti nella stanza dei miei beni più preziosi.
Un piano ben congegnato il tuo, inserire attraversando la mia schizofrenia piccoli detonatori in abbastanza esplosivo da far saltare il mio cervello.

Quando si perde qualcuno è preferibile accertarne il decesso.
Perderlo e saperlo in vita è la peggiore delle condanne a morte per chi resta ancora a credere in una possibilità di ricongiungimento.

Non ho occhi nè pelle, sono un essere virtuale... inarrestabile, schivo, viscerale, ti avevo avvertito ma tu sembravi fidarti... oppure sei riuscito a tenere segreto il tuo mestiere di domatore di tigri.

Goodnight
MIC*

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