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mercoledì 22 agosto 2007

CANTO DI OPHELIA







CANTO DI OPHELIA

Inebetita spargo
dei fiori i petali mortali
e la ragione
è stata avvelenata
dalla stretta azzurra
delle spire di serpe.

Delirio su pagine
e pagine
ancora pagine
(pagine)
-pagine-
/pagine/
di poeti dannati,
empatie, solitudini,
rinunce, falsità,
tradimenti, delusioni
sull'amore
dall'amore
nell'amore
amore,
amore.
AMORE!!!
Parole
senza tempo,
rimosse dal vento,
portate dal pianto,
incatenate da fede,
speranza e carità.

Dio!
Spada di Damocle,
flebili candele accese
su stanze buie,
danza e rogo di tulle.
Colpisci e affonda
dentro questo cuore cieco,
dentro questo palpitare muto
che pur mi assorda,
fa cessare ogni lamento.
Pietà!
Consuma la colonna
che tiene ancora in piedi
questo corpo che di sola anima
vivrebbe in eterno.
Ma non è questo il cibo,
non è lo stesso fosse acqua
a spegnere il fuoco dell'Ade
che mi arde.

Ed ora,
quale riso abbonda
in quella me che si riconosce
nel vagare disperato
attraverso sentieri segnati
da dinoccolati piedi nudi
e nel canto di Ophelia
che nella follia ossessa
- PAZZA! -
mi urla addosso.


Micol