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giovedì 28 ottobre 2010

DONNE

Sono sempre stata molto severa verso me stessa, posso considerarmi grosso modo persona integerrima, non certo priva di difetti e qualche peccatuccio senza grossa rilevanza.
Tutta questa severità risultato di un'educazione impartitami dall'infanzia dalle donne di casa della famiglia originaria di mio padre. Allora mi veniva inculcato che una donna nell'immaginario collettivo dell'epoca della mia infanzia era e doveva essere "pura e casta" corpo ed anima da farmi credere lo dovesse essere anche dopo sposata. Lo so fa sorridere questo concetto, ma questa era la mentalità, e so anche che loro, le "donne di casa" che contribuirono alla mia educazione e che oggi purtroppo non ci sono più, si fecero tanto male con questo genere di convinzione.
Il troppo come si dice storpia. Una donna secondo il "regolamento della casa" doveva sorridere mai ridere "apertamente", indossare abiti puliti in ordine e sobri, avere buon gusto e maniere nell'arredare casa e accogliere l'ospite, laboriosa in preghiera (ora et labora), andare a Messa e rispettare la memoria dei cari defunti ricordandoli con l'orazione del Rosario e le visite al Campo Santo.
Il sesso argomento tabù, tanto che pensavo a quei matrimoni come contratti fatti per uno status estetico più che vissuto nell'interezza.
In realtà non so perchè sto buttando giù questa sorta di appunti, probabilmente cerco risposte per quell'atteggiamento sempre sofferente che non mi fa vivere bene e allora provo ad indagare scavando fino alle radici.
Il carattere viene influenzato dall'ambiente in cui si vive, dalle persone che sono responsabili dell'educazione e anche dalle circostanze, dalle occasioni che arrivano o si perdono, insomma sono indecisa se rendere completamente responsabili le mie "maestre" ma di sicuro una mano a questa forma d'attitudine mentale che ho, ce l'hanno messa.
Avranno mai pensato nella loro vita che probabilmente non è stato abbastanza ciò che hanno fatto per se stesse? Sempre circoscritte nella famiglia d'origine con rari sbocchi verso l'esterno. Non so se hanno realizzato prima che la malattia ce le portasse via e quelle rimaste sono chiuse nelle loro vite avvitate, che c'è un mondo oltre quel cortile, che non è mai stato sufficiente il chiacchiericcio davanti alla pasta fatta in casa o i dolci per il giorno della festa, la solidarietà famigliare è una grande ricchezza, ma una bambina con l'abitino in crépelle bianco e le scarpe di vernice nera forse avrebbe costruito nel tempo un'altra idea della vita e più stima in se stessa.
Le rimprovero e loro mi sorridono da Lassù, ma per averle qui ancora con tutto l'amore che hanno versato su di me, l'allora bambina gracile e nervosa, farei tutto il percorso a ritroso.
Vi penso, vi amo al di là di questa vita bisognosa di valori che appassiscono come i fiori del vostro giardino che nessuno più ha cura.
A mia nonna Emanuela, zia Tata, zia Anna e zia Lucia!
Il mio bacio alato fin Lassù

4 commenti:

anonimo ha detto...

Buon fine settimana.

MicolForever ha detto...

Grazie!
Buon fine settimana anche a te... [IMMAGINE](?)

ailacoinotna ha detto...

Sono portatrici di un sapere antico tramandato da generazione e generazione che si rapportava coll'uomo completandone le sue lacune.
Anima contro corpo, fragilità  contro forza, dolcezza contro asprezza, sorriso contro sogghigno, bellezza contrò brutalità, dialogo contro violenza.
Si rapportavano con un uomo irruento cosa che oggi è molto diversa, ma in casa loro erano le assolute padrone. Le cose oggi sono molto meno delineate, regna maggiore equilibrio. La donna è uscita dal proprio uscio mentre l'uomo ora ci passa molto più tempo. Siam portatori di modernità.

MicolForever ha detto...

ailacoinotna (antoniocalia)... in parte è vero quel che dici, ma non è il caso della mia esperienza e delle "mie" donne.
Loro non avevano a che fare con uomini brutali anzi erano così perfette da riuscire con il loro carattere, la loro fermezza, la loro autorità ad avere un predominio matriarcale sui loro sposi e nell'organizzazione delle famiglie anche quelle non direttamente sotto le loro cure.
Sto parlando di donne forti che potevano senza alcuna rinuncia sostituire anche l'uomo "di casa".
Certo che loro ne uscivano sgravati da molte cose.
La famiglia di cui parlo era stretta da una gerarchia tutta femminile.
Prendendo esempio da una donna quale mia nonna, che rimase vedova giovanissima e che portò con onore il nome del defunto marito fino alla sua morte a 95 anni. Dieci figli da crescere e sfamare in tempi in cui una briciola di pane era vita.
Era una donna piccola, minuta ma enormemente generosa, i suoi occhi grigio chiaro erano gentili, sulla postura eretta di una bellezza divinatoria.
Nessuna bruttura e nessuna violenza, ma carattere... spero tu abbia compreso ciò che voglio dire.