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giovedì 6 agosto 2009

SILENZIO

S I L E N Z I O



IMPOTENZA


FOLLIA


SILENZIO
I
  L                                        CAOSSSSSSSSSSSS

E
  N
Z
  I
O


OIZNELIS
ASSORDANTESILENZIO

                                                                                                





I don't want to be silent...



...I want to be voice and emotion!





3 commenti:

scrivendodinoi ha detto...

[Continua da sopra...]

“Andai nel territorio dei Banu Amir per visitare il Pazzo, mi indicarono dove stava e incontrai il suo vecchio padre, circondato dai fratelli e da altri uomini.

Domandai di lui; piansero, e il vecchio mi raccontò il caso del figlio e disse:

“È impazzito; ogni vestito che gli infilavano, lo lacerava; vaneggiava, andava in giro nudo, giocava con la polvere e con i sassi, non rispondeva a nessuno.

Ma quando volevano che tornasse in sé e parlasse, gli nominavano Leila, allora cominciava a parlare di lei da uomo ragionante, senza sbagliare una lettera, e i giovani della tribù lo visitavano, gli parlavano di lei e gli recitavano versi, o ascoltavano lui declamare… Qais abbandonò la preghiera, e se gli dicevano:

‘Che hai, che non preghi?’ non rispondeva motto.

Lo rinchiudemmo e lo legammo, allora cominciò a mordersi la lingua e le labbra, e tanto ci spaventò che lo lasciammo libero, e andava vagando”.


Nel secondo anno della sua pazzia giunse Omar ibn Musahiq e lo vide nudo, che giocava coi sassi.

Ordinò allo schiavo di recare un vestito e disse ad uno dei presenti:


— Buttalo addosso a quell’uomo.


Rispose: — Ma tu lo conosci?


— No. — È il figlio del capo della tribù; se volesse vestirsi, il padre possiede abiti a sufficienza, — e gli raccontò il caso.


Ibn Musahiq lo chiamò e gli rivolse la parola, ma Qais non capiva niente di quel che diceva.

Gli suggerirono i presenti: — Se vuoi che ti risponda a tono, nomina Leila. — Gliela nominò, lo interrogò sul suo amore, recitò a Qais i versi composti per lei e domandò:


— L’amore ti ha ridotto così?


Rispose: — Sì, e mi ridurrà peggio di quel che vedi!


Stupì Ibn Musahiq e disse: — Vuoi che te la faccia sposare?


— È possibile?


Vieni con me dalla famiglia di lei; domanderò la sua mano per te, allettandoli con una buona dote…


[La famiglia non concede la mano della ragazza (che peraltro dovrebbe essere già sposata: è questa, probabilmente, una delle incoerenze presenti negli antichi testi) e Qais continua nella sua pazzia…]


Errava nel deserto con gli animali selvatici, mangiando soltanto le erbe che spuntano nel deserto e bevendo soltanto in compagnia delle gazzelle quando scendevano ai loro punti d’acqua.

I capelli ed i peli del corpo gli crescevano, le gazzelle erano diventate mansuete con lui e non lo fuggivano…


[È una pazzia, quella di Qais, buona e mite, e così continua, anche quando gli capita di incontrare l’amata, che sta seguendo la sua tribù nella transumanza.

E quando poi, dopo che è restato di nuovo solo, delle donne gli si siedono accanto e lo invitano a dimenticare Leila e ad amare una di loro, da cui potrebbe essere corrisposto.

Il poeta risponde che è impossibile Allora….]


Gli dissero le donne: – Descrivici Leila,- e Qais recitò la poesia che comincia:


Bianca, di schietta bianchezza, come una luna piena al centro di gelida notte…



(Maria Laura Bufano)

scrivendodinoi ha detto...

Follia d’amore nell’antica poesia araba


Nella prima metà del X secolo visse Abu l’Farag al Isfahani, che raccolse le composizioni in versi di molti poeti, a partire da quelli Giahiliyya, legandole strettamente alla musica araba del suo tempo.

La sua opera, il kitab al-Aghani (Il Libro di canzoni), consta di circa venti volumi.

Dice Francesco Gabrieli: “È difficile immaginare quale sarebbe la nostra conoscenza dell’antica poesia, preislamica e islamica sino a tutto il secolo IX, anzi di tutta l’antichità araba, senza l’opera di questo letterato nato in Persia ma di schietto sangue arabo (era imparentato con gli Omayyàdi), vissuto nella Baghdad abbàside e nell’Aleppo hamdanide, e dotato di un eccellente gusto e criterio storico-letterario”.

Nel Libro delle canzoni sono comprese romanze che narrano per lo più vicende d’amore, ma anche notizie, storie e aneddoti sulla vita di poeti.

Uno dei capitoli del Libro delle canzoni racconta la storia del cosiddetto “Magnùn Leila” (ossia il pazzo d’amore per Leila), il cui nome è Qais ibn al-Mulawwah.

Riporto qualche passo in cui Abu l’Farag al Isfahani narra la pazzia d’amore del poeta.


IL POETA PAZZO D’AMORE


L’amore di Qais per Leila nacque così: un giorno cavalcava una sua cammella di razza e indossava due mantelli da re; passò vicino ad una donna della tribù, chiamata Karima, che stava in conversazione con un gruppo di donne, e fra loro c’era Leila.

Ammirarono la bellezza e la perfezione di lui e lo invitarono a fermarsi per discorrere.

Scese dalla cammella, cominciò a parlare con esse e ordinò al suo schiavo di tagliare i tendini dei garretti alla cammella in onore di quelle donne .

Così trascorse in conversazione il resto della giornata, finché venne a passare un giovane chiamato Munazil, che portava un mantello da beduino e si spingeva innanzi le sue capre.

Le donne, appena lo videro, gli si fecero incontro, lasciando Qais, che andò in collera e venne via.

La mattina dopo si avvolse nel mantello, montò un’altra cammella e tornò da loro.

Incontrò Leila, seduta nel cortile della sua casa; l’amore per lui si era attaccato al suo cuore.

Stava parlando con altre ragazze; Qais si fermò accanto a loro e le salutò; lo invitarono a scendere e gli dissero:


— Non vuoi fare un po’ conversazione con lei? Né Munazil né altri la sanno distrarre da te…


Rispose: — Sì, per la mia vita!


Scese e fece come il giorno avanti, desiderando sapere se essa sentiva per lui quel che egli sentiva per lei. Leila invece evitava di rivolgergli la parola; passavano le ore, e Leila parlava con altri, mentre al cuore di Qais si era attaccato un amore pari a quello di lei per lui.

Ecco arrivare un giovane della tribù; Leila lo chiamò e cominciò a parlargli a lungo in disparte, poi gli disse: — Va’! — e guardò Qais in faccia: era alterato e impallidito, addolorato dal contegno di lei.


Essa allora improvvisò due versi:



Ciascuno di noi manifesta antipatia davanti alla gente


e ciascuno è soggiogato dall’altro,

Ma gli occhi ci comunicano quel che vogliamo,


e nei due cuori la passione è sepolta.



Udendo questi versi, Qais ruppe in un violento singhiozzo e svenne; lo svenimento si prolungava, gli spruzzarono acqua in faccia, e nel cuore di ciascuno dei due si consolidò l’amore per l’altro, raggiungendo il colmo.

Quando il caso di Qais e Leila fu risaputo e la gente recitava le poesie che egli aveva composto per lei, la domandò in moglie e le donò cinquanta cammelle rosse.

La domandò anche Ward ibn Mohammed e le donò dieci cammelli col loro pastore.

La famiglia disse:


— La faremo scegliere fra voi due, sposerà quello che preferisce.


Ma a lei dissero: — Se non sposi Ward ti castigheremo, — ed essa lo sposò per forza.

Racconta al-Haitham al-Murri:

MicolForever ha detto...

... non ho parole ...

Grazie Marì

besito :*