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venerdì 7 gennaio 2011

L'AMOR IN PUNTA DI PENNA E CALAMAIO - AMANTI STORICI









da Gabriele D’Annunzio a Jouvence



 



(Mezzanotte, 24 Aprile 1923 Frate Grillo)



 



In questa notte nera, la corona delle tue braccia m’è come una costellazione indelebile.
Perché oggi, in quei pochi attimi di sogno, ho avuto dalle tue giovani braccia una sensazione luminosa, come se tu avessi cinto d’un fuoco bianco la mia tenerezza e la mia tristezza?
Esiste un fuoco fresco ?
Non saprò mai dirti quel che provo, quel che tu mi dai.
Tra l’ebbrezza di ieri e quella d’oggi, non v’è stato per me che supplizio corporale e inquietudine interiore. Tu hai ascoltato, con l’indulgenza più delicata, le mie confessioni.
La grazia del tuo volto attento sembrava modellarsi sulla mia sofferenza.
                            Poco a poco, credevo di sentire la sostanza del tuo corpo cambiarsi in una specie d’amore caritatevole. Credevo di assistere a un miracolo inaudito: il frutto voluttuoso che si muta in fiore sensibile! Puoi capire ?
Mai tu m’avevi preso fra le tue braccia con tanta dolcezza.
Io ti parlavo delle mie voluttà tormentose e menzognere; e, senza parlare, tu calmavi il mio dispiacere, rinfrescavi la mia bruciatura, consolavi i miei rimpianti e i miei rimorsi.
E, come tu non m’avevi mai coronato con braccia cosi tenere e cosi chiare, tu non avevi mai avuto labbra cosi musicali. La tua carezza era come una melodia infinita.
                               Ogni moto delle tue labbra era un accordo che, ogni volta, sembrava compiere la perfezione della mia estasi.
Eri una dolce piccola anima con delle labbra. Eri la bocca stessa dell’Amore che guarisce.
Ed eccomi solo, nella notte ! Tu eri seduta là. Qualche filo d’oro riluce nella tua testa bruna…
Come l’altro giorno, quando il mio desiderio ti chiamava, sei riapparsa?
M’hai lasciato di te una sensazione luminosa.
Mi sembra d’avere della luce sulla punta delle mie dita, come se avessi toccato il fosforo.
Dormi ? Tu circondi forse con le tue braccia il sogno dell’amico insonne.
Il tuo seno sinistro mi chiama e si offre…
Vorrei che il mio grido giungesse fino a te; vorrei che il mio desiderio traversasse il lago scuro fino al tuo giardino umido… Tenterò di farti giungere questa lettera notturna.
Sarai forse contenta di stringerla sul petto o di farne il tuo guanciale.
Le tue braccia chiare e tenere sono l’unica aureola della martire Notte.







 



8 commenti:

anonimo ha detto...

Per Gabriele D’Annunzio la stesura di una lettera d’amore indirizzata ad un unica persona rappresenta un artifizio letterario non di meno di quello utilizzato nelle sue opere più alte e di somma beltà. 
La sensualità, la continua ricerca di donare musicalità al verso, la seduzione delle parole, l’enfatica descrizione degli stati d’animo così languidi e ricercati, così intimi ma eleganti mostrano la profonda dedizione del poeta ad un amore intenso, lancinante e forte nei confronti delle donne amate. 
Per D’Annunzio l’amore non era sentimento da antologia, era passione smodata, consacrazione all’arte, devozione completa all’amata, adorazione che talvolta giungeva all’eccesso e portava la donna a sentirsi innalzata alla gloria, unica, la prescelta. 
Dalle lettere d’amore sembra che il poeta nutra per l’amata un sentimento così ossessivo e assillante da portarlo all’annullamento di se in funzione della passione, ma in realtà era proprio questo a sorreggere la sua ispirazione e quindi alimentare la sua creatività; bisogna anche puntualizzare che ogni relazione volgeva al termine quando l’amata veniva a conoscenza del tradimento con la successiva prescelta e che ad ognuna di loro D’Annunzio aveva dato l’illusione di una vita più alta, più viva e più intensa. 

leggi tutto:
fonte http://www.gabrieledannunzio.it

mic  [IMMAGINE]

SemifreddoalCaffe ha detto...

ehhhh!

:)

anonimo ha detto...

Sarò una specie in estinzione ma sono un'inguaribile romantica e devi convenire cara Cassandra che gli uomini hanno perso la pratica del corteggiamento con quella galanteria che incantava l'animo femminile.
Qui parliamo del Vate D'Annunzio, il sommo Maestro di una scuola d'arte letteraria e filosofica che rivoluzionò il pensiero che fu invece considerato d'altri suoi contemporanei o precedenti. 
Mi sto documentando sulla sua personalità non solo artistica e scopro oggi quel che la scuola in generale non insegna... mi sono prefissata questo scopo: voglio approfondire i promotori della nostra lingua e conoscere appieno le loro passioni.
D'Annunzio è stato un pò rimosso dall'insegnamento scolastico, citato flebilmente per le sue gesta politiche e rivoluzionarie, meno per la sua qualità come uomo appartenente ad un dato contesto storico, un pregiudizio probabilmente lo ha confinato, quello d'essere stato a differenza di altri suoi "colleghi" un uomo amante della vita, dell'offerta che non ha mai disdegnato e l'essersi dichiarato senza mai nasconderlo un  libertino. Sconvolgendo la visione del letterato introverso e "sfortunato" come rivelano gli scritti Leopardiani o di solo impegno civico e morale del Manzoni.
grazie per l'attenzione 
Buona domenica!
[IMMAGINE]

anonimo ha detto...

#3 + #4 (comment: MICOL)


ELEONORA DUSE E GABRIELE D'ANNUNZIO 
UNA STORIA D'AMORE TRA TEATRO E LETTERATURA

[IMMAGINE]

«Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato». Morendo a migliaia di chilometri di distanza dal suo Paese natale, sola e gravemente malata, è aGabriele D'Annunzio che pensa Eleonora Duse(Vigevano, 3 ottobre 1858–Pittsburgh, 21 aprile 1924), straordinaria attrice drammatica di fine ‘800 e inizio ‘900, che ha infiammato le platee di mezzo mondo.

La passione tra questi due leggendari protagonisti della cultura italiana fin de siécle scoppia a Venezia nel settembre 1894 e dura una decina d’anni. Attrazione fisica, curiosità intellettuale e interesse pratico caratterizzano la relazione, durante la quale Gabriele D’Annunzio scrive cinque opere teatrali dedicate all’attrice -Sogno di un mattino di primaveraLa GiocondaLa gloriaFrancesca da Rimini e Sogno d’un tramonto d’autunno- ed Eleonora Duse sostiene finanziariamente le imprese artistiche e le dissolutezze del suo compagno, amandolo contro ogni ragionevolezza. Numerosi sono, infatti, i tradimenti sentimentali e professionali che la Divina deve sopportare: l'alcova del Vate continua a essere affollata di donne; i suoi segreti più intimi vengono messi nero su bianco nel romanzo Il fuoco; e due grandi tragedie dannunziane a lei destinate, La città morta eLa figlia di Iorio, vengono affidate, all’ultimo, dal suo stesso amante ad altre due interpreti: 

MicolForever ha detto...

http://www.letteraturaalfemminile.it/eleonora_duse.htm

ailacoinotna ha detto...

Io passo... aspetto il prossimo "promotore" :P

MicolForever ha detto...

OK Antonio
ciao!

Nereo Villa ha detto...

Buona alexitimia a tutti!
http://youtu.be/Urv3PqoQuuA

Con la denominazione di "pavor metaphysicus" Scaligero parlava già nel 1967 dello scollamento tra discorso e pensiero, consistente nell'incapacità di percepire il pensare come realtà, e quindi indirettamente di "alessitimia", cioè del disturbo odierno dell'umanità, scoperto nel 1976, consistente nella rimozione del proprio giudizio critico, rimozione che porta poi l'uomo all'incapacità di traduzione in parole delle proprie emozioni. L'alessitimia è fra l'altro connessa agli attacchi di panico; cfr. Bruce A. Jones, "Panic attacks with panic masked by alexithymia".
Continua qui:
http://bastamonopolio.over-blog.com/2014/05/la-logistica-e-il-pavor-metaphysicus.html