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domenica 3 maggio 2009

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi




La morte porta inevitabilmente a delle riflessioni.
Quando sopraggiunge la notizia che lei è arrivata e senza bussare è entrata nella tua giornata, con un pass di chi può e non deve chiedere mai, lascia sopraffatti, svuotati.
Un richiamo innaturale ci aveva svegliato tutti molto presto, per essere un giorno senza impegni era come se avessimo invece qualcosa da fare, le campane a morto e il telefono suonarono quasi contemporaneamente.
Così poco prima dell'albeggiare se ne è andato un'altro pezzetto di cuore che formava la nostra grande famiglia.
Renato dovette crescere in fretta. Ma era un ragazzino sempre in cerca di avventure e alla morte non ci credeva e se cadeva nel discorso le rideva in faccia. Mi disse dopo una primo intervento chirurgico della speranza "Mi è stata data un'altra possibilità e perchè me la devo lasciare scappare? me la godo!!"
Dolce Renato, l'ho sempre tenuto nascosto ma nonostante avessi nove anni più di me mi facevi una grande tenerezza e sembrava tu avessi sempre bisogno di protezione o di un rifugio.
Ma la vita ci imbalsama nei giochi che ci sono stati assegnati ognuno nelle proprie case senza riuscire a sfondare le pareti per  un ultimo abbraccio.
La morte arriva e non ti da più una possibilità....e anche se potrà apparire sciocco o semplicemente inutile essere qui a parlarti e a scriverti, in qualche modo per me significa sintonizzare delle energie sulla stessa frequenza d'onda e anche se questa è una fortissima illusione voglio gridartelo con tutta la forza che posso metterci per tutte le volte che non te l'ho detto: " Ti voglio bene!!!"... ed ora vola... libero finalmente dalla sofferenza, dalla rabbia, dall'ingiustizia.
Vola e... Rena... grazie per averci sempre donato la tua allegria!!!

Dani

 



Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - di Cesare Pavese - Interpretata da Vittorio Gassman





Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
C. Pavese
22 marzo '50





 


6 commenti:

MicolForever ha detto...

Pensavo oggi alla vostra casa,dove gioia e nascite e feste echeggiavano fra i due piani.

Oggi è la casa che si chiude sulle vedove e gli orfani.

Destini intrecciati perchè fossero gli uomini a cadere in campo di battaglia, quella battaglia che fu la vita, fatta di coraggio, sofferenza, amore e malattia.

Dopo averti lasciato l'estremo saluto, nel campo dell'altrove, portavamo fiori con tua sorella (mia cugina) a visitare chi non c'è più.

I nostri cari, gli amici, i conoscenti... chiunque sfilasse sotto i nostri occhi aveva visi sorridenti. Quegli attimi rubati alle loro vite e ibernate in un tempo eterno di cui non conosciamo il mistero.

Abbracciate con quel vacuo sentimento di rassegnazione, parlammo un pò per i pensieri che ci attraversavano la mente in quell'istante. E' stato bello ritrovarsi e riconoscersi nei recessi più intimi.

Se non fosse per la perdita di te che tanto strugge, ma di cui si faceva preghiera per il tuo stato di Cristo in Croce, sembravamo persino rasserenate.

Quella pace, quanta quiete fra i passi e i marmi, le sculture angeliche che aprivano le braccia per accogliere.

Davanti ad una tomba lei mi disse: "Ora posso passare qui davanti, finalmente mi sento perdonata!"

Così ho avuto improvvisamente freddo in quella che è stata una giornata tiepida di maggio... ognuno sente e porta una colpa, io non ho ricevuto perdono e mai mi sentirò libera nell'anima di vivere la mia vita terrena con la semplicità di un ruscello che sgorga dal monte.

Fra le tante croci che devo portare questa è la pià grave da sopportare.

Eravamo davvero in tanti da Te, c'era tutto il paese e anche di più... sono certa che hai sentito il calore del nostro grande abbraccio.

un bacio alato sin lassù per Te dolce Rena!

d*

anonimo ha detto...

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall'altra parte:

è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;

parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:

è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.

Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore,

ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:

il tuo sorriso è la mia pace.


Henry Scott Holland


scrivendodinoi ha detto...

Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.

E lui disse:

Voi vorreste conoscere il segreto della morte.

ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?

Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.

poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.


Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;

E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.

confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità.

La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.

In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale?

E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?


Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?

E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?

Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.

E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.

E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.


Kahlil Gibran

MicolForever ha detto...

@Anonimo e Marì, leggo con occhi commossi e sorpresi queste perle di letteratura colme di saggezza e di misericordiosa compassione.

Vi ringrazio per questi preziosi contributi.

Resteranno fra ciò che più mi è caro.

anonimo ha detto...

ciao. é strano vedere che certe cose stiano parlando della tua storia dei tuoi affetti..... nel giro di otto mesi vedi andare via due persone importanti della tua vita.... mio padre e mio zio l'unico fratello di mia mamma.morti entrambi per un tumore che non da tregua.é anche vero che non c'e solo dolore ma una grande GIOIA. il nostro MANUEL di due mesi e mezzo. papà proteggilo da lassu e tu zio proteggi LEONARDO.......... ciao a presto.

D.non scordarti l'appuntamento per sabato 13 giugno.ciao ciao.

MicolForever ha detto...

come dimenticare l'appuntamento del 13/6?

... e come dimenticare i nostri affetti.

un baciotto grosso grosso a Manuel

(vedrò di spupazzarmelo se la mammina me lo concede)!