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sabato 23 maggio 2009

Soltanto il vento rispose...






Il caldo è arrivato improvviso.

Lei indossa una canotta nera in stile vogatore  che amplifica la dimensione del suo seno maturo e un ampio pantalone di foggia orientale grigio perla sotto leggere fantasie floreali stilizzate ton sur ton, leggero il tessuto lungo a lambire i piedi scalzi fino a toccare il pavimento. I capelli color tabacco sono stati raccolti appena sopra la nuca stretti da un lungo fermaglio a becco metallico di un delicato rosa anticato, copia discreta dei preziosi visti sulle chiome delle principesse elfiche uscite dalla fantasia di penne sul motivo de "Il Signore degli anelli".




Davanti alla libreria passa in rassegna i titoli messi in bell'ordine, cerca un libro.
Poi decide per un cd... Infine accende il pc.
Raccoglie con sorpresa il messaggio che arriva da un amico dopo un certo periodo di assenza.

Lui le lascia sempre schegge dei suoi esercizi.
Piccoli racconti (probabilmente autobiografici) che lei gradisce non fosse altro per la piacevole sensazione che le lasciano quelle letture.

Legge con attenzione il lungo racconto.

Ma sono solo alcuni versi a farla vacillare, riportandole un senso d'oblio nostalgico.
Quei versi sotto i suoi occhi divengono complici sulla leva che farà saltare la molla fino a quel momento lasciata contratta all'inverosimile dallo sforzo.


"Soltanto il vento rispose ai tuoi passi.
L’uomo se ne era andato, per sempre. Poi venne il deserto.
Tutt’ intorno un pianoro color caffelatte, un due di settembre,
"....J.W.

legge e rilegge, poi lei stessa comincia a scrivere freneticamente, come dovesse fuggire lontano da quella sensazione di inquietudine, di frustrazione e malessere.
Quelle parole hanno dato il via all'attrazione impossibile da contrastare, del gigantesco vortice  d'energia creata da un simbolico scarico sul fondale oceanico della sua anima.
.............................

(...) quella figura femminile del racconto... potrebbe essere l'altra me che vive nascosta nell'angolo claustrofobico tra la sclera e il condotto lacrimale del mio occhio destro, quella storia descritta potrebbe essere anche... certo si... molte storie si somigliano... ma era un trenta di novembre, non un due di settembre...  questo fa la differenza nelle due storie, ma non per me... non per quella storia che io ho vissuto.
E poi non pioveva... avrei voluto che piovesse quel mattino.
Avrei preferito, sì.
Forse il mio umore sarebbe stato diverso quella mattina.
La pioggia mi rende più docile.
La luce, il sole mi rendono più aggressiva, intollerante, troppa luce acceca la mia percezione di visione sulle cose. I colori, la loro aura mi investono e intravedo altre forme che non mi sono familiari.
Avrei voluto che cadesse tanta pioggia da lavare il presagio, da cancellare la mia voce guidata da un'entità superiore.
NOn potevo essere io quell'interlocutrice.
Io stessa stavo sotto un getto d'acqua che mi avrebbe rilassato, per questo non avrei mai potuto avere quel tono di sfiducia e amarezza con Lui.
NOn ero io al telefono con LUi.
Lui non lo capì...
Non fui io a scrivergli.
NOn so chi fosse stato a farlo.
Ma lui non lo comprese... come poteva comprenderlo?
Quella... quell'altra donna fu capace di sostituirmi e firmarsi con il mio nome, perchè io quella notte andai a letto molto presto, avevo avuto una giornata difficile.
Ma lui credette che fossi stata io a scrivere quelle terribili accuse e scuse nei suoi confronti.
Comunque ora non ha più senso.
Non per me, per me avrebbe ancora un senso.
Ma il traffico è intenso e io non sono più andata tanto lontano più di così.
Non potrò più discolparmi... neppure mostrargli le prove, quelle che non fui io... ma qualcosa che sfuggì dal controllo della situazione.
Quella mattina non pioveva, dai vetri della finestra  erano lame di platino dorato quelle che ruppero il silenzio, quelle che attraversavano la camera da letto, squarciarono impalando il futuro nel preciso istante che chiudemmo la comunicazione.
Chissà se percepì che era l'ultima volta che mi avrebbe sentito?
Ricordo che c'era il sole quella mattina,  fino a due giorni dopo che iniziò Dicembre.
Ancora la visione che dalla finestra il raggio superò aereo il letto disfatto fino ad infrangersi accidentalmente sullo specchio perpendicolare al pavimento.
Aveva trafitto i nostri cuori, ma non presero a sanguinare subito.
Subdolo veleno era entrato in circolo senza che ce ne avvedemmo in fretta.
Potevamo fermarlo?

I miei occhi color di quercia da quel giorno sono diventati più scuri.
Fanno paura se vi si guarda dentro.
Sono quelli di un vampiro che più non troverà pace perchè ha perduto la fonte per il cibo prelibato.
Il sapore del sangue della passione.
La sensualità carnale che da il morso sulla miglior vita.
Gli spasmi della fame e della sete rischiano di uccidermi... ma io sono un'anima dannata.
Eternamente dannata.
Questi occhi  sono lo schermo di un cinema d'essai...
un cortometraggio viene di continuo  proiettato...
Lui - lui - lui e sempre lui-
Lui è il protagonista.
Non era neppure tanto bravo come attore,
ma era uno capace di allentarsi la cravatta e lasciarsi andare su lenzuola d'emozioni.
Un romantico che probabilmente nella vita non ammetterà mai d'essere
Aveva spade e un  cavallo di metallo grigio e nero (come la sua armatura).
Un angelo bianco dall'anima nera.
Nessuno seppe più nulla di lui, quando gli dissi di tornare alla sua vita.
Era troppo doloroso amarlo.
Era troppo doloroso lasciarlo.
Così mi feci odiare.


Ora non ho più tempo.
Non è più mio il tempo dell'Amore.
L'amore ha le sue stagioni.
Io ho perso ogni raccolto.
Il cielo ha visto esplodere galassie dentro il [mio]cardio.
Tzunami e catastrofi nucleari hanno devastato quel pianeta quale io sono.
Era glaciale e desertificazione si sono alternate nel tempo della sua assenza... ed io... non ho fatto nulla se non accartocciare in un pugno stretto e arrabbiato l'ultima sigaretta di un pacchetto oramai vuoto e ho esclamato con decisione: "Basta! Non fumerò più" - è stato molto più semplice che dire a me stessa:
"Non devo più amarlo!".





...............




La donna si ferma in un istante.
Come se un clik avesse rintronato nella sua mente.
Dopo un breve momento in cui appare immobile fa scivolare dolcemente le mani dalla tastiera, come se avesse avuto fino a quel momento un collegamento diretto con una linea criptata ai più.
Sollevando le braccia le porta dietro di sè, tra il collo e la nuca, intreccia le dita e preme con forza inarcandosi sullo schienale alto della sedia.

Non rileggerà...
Spegnerà il pc e cercherà un libro da leggere oppure ascolterà un cd sdraiata sul letto fino ad addormentarsi.

Micol


7 commenti:

JoshuaWeinberg ha detto...

la prima sensazione. quell'attimo teso, dilatato al mai.

Soriana ha detto...

Leggo, rileggo, e mi piace sempre di più.


Milvia

MicolForever ha detto...

*Joshua la prima sensazione. Meraviglia nel trovarti qui. Il "mai" non mi appartiene, l'immortalità della mia anima ha quel potere di dilatare il "sempre" nel tempo infinito.


+Milvia... ma grazieissimo per l'attenzione e il tuo tempo prezioso concessomi.

Un abbraccio ad entrambi

Mic

anonimo ha detto...

x Te, xkè sei fortissima in la fragilità ke nn nascondi, xkè trovai in te la + vera con la V maiuscola delle amike.

x Te ke nn dimentico mai ke mi sei stata tanto vicina, ke nn xdevi mai la pazienza anke se te le rompevo tanto.

Io vengo a trovarti nel silenzio della notte e leggo. Sento forte un uragano ruggire dentro di te e vorrei dirti che ci sono sempre se hai bisogno...

t lascio 1 abbraccio di quelli ke nn ci siamo mai date.

Un abbraccio forte fortissimo piccola dolce Didi

Saretta ^*^


(ho x te 1 cosa ke ho trovato, sapendo ke ti piace leggere la incollo qui:

^^°- In questo mondo che inneggia al baccano, in ogni forma, e decreta il "successo"di un individuo in base al numero di conoscenze che possiede, facebook è l'esasperazione di questo concetto, spesso vedo persone che si circondano di "amici" con i quali non hanno nulla in comune soltanto per paura di rimanere soli con se stessi.


Eppure la vera solitudine non deriva dall'essere soli fisicamente ma dall'impossibilità di comunicare a chi abbiamo intorno i pensieri che ci sembrano importanti o dal dare un forte valore a qualcosa che gli altri giudicano inammissibile.


Non è un caso che i più grandi pensatori di tutti i tempi abbiano vissuto una buona parte della loro esistenza scegliendo l'isolamento, coltivando la loro solitudine per scavare dentro se stessi piuttosto che sforzandosi di evitarla a tutti i costi.


Spesso chi sa più degli altri sceglie di diventare solitario, perché è consapevole di non poter condividere quello che sente con quasi nessuno.


Ma la solitudine non è nemica della VERA amicizia, nessuno infatti è più percettivo rispetto ai rapporti umani di chi conosce la propria individualità e non cerca gli altri per trovare un'identificazione._°^^


(oh! nn è mia si è capito, è di 1 della rete)


Ti ho invitato su FB ma nn hai risposto alla mail. Ma tu ce stai?

Scrivimi anke se nn accetti.

Kiss!!! ^_^



MicolForever ha detto...

Saretta!!! che felicità trovarti qui, come stai?


Non ho risposto alla tua mai perchè

Probabilmente mi hai scritto in un indirizzo che non apro da almeno un paio d' anni cmq se ripassi di qui trovi il mio abbraccio forte fortissimo! :))

ciao bellissima e dolcissima!

p.s. Non sono su FB ho per quel luogo un'intolleranza di stampo razzista. E' un luogo che scatena in me una specie di orticaria...

Pensa che ho tutta la famiglia iscritta, non voglio finire per dare la lista della spesa a mio marito tramite Facebook :D


Questo è l'unico luogo dove puoi trovarmi e tu sai che mi fa un enorme piacere se passando lasci un tuo segno.

besito Dd


Soriana ha detto...

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doppiacifra ha detto...

visto il periodo, mi da maggior conforto rileggere che rieleggere.