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giovedì 3 maggio 2007

L'AMORE NEL PALMO DELLA MANO




E' di questi giorni, di un agosto un pò storto, che nasce l'esigenza interiore di immergermi nella pittura, nella lettura, nell'ascolto di quella musica che mi faccia percepire "qualcosa".
Sono nervosa e mi muovo frenetica fra i mille compiti da svolgere.
Cerco, disperatamente cerco, di far tutto al meglio muovendomi apparentemente leggera fra i ruoli doverosi.
Elargisco sorrisi, carezze, sono attenta e lucida ad intavolare discussioni su argomenti diversi, interpreto dunque una parte o forse più d'una, ma sono attenta a mostrare la perfetta, ma anche l'imperfetta esteriorità, nascondendo il contenuto.
M'illudo di riuscire bene in questo sforzo oneroso, comunque nessuno mi domanda mai come sto e questo facilita il compito menzognero di tirare avanti a muso duro, severa e docile, isterica e gioiosa.
I miei cambiamenti d'umore, lo ammetto alle volte repentini, sono facilmente imputabili alla stanchezza, all'insoddisfazione di un momento lavorativo poco favorevole e miliardi di scusanti a venire.
Ho ripreso a dipingere e sono orgogliosa dell' opera che ho partorito da una partenogenesi intensa, scaturita dalla mia testa, dal preludio amoroso della mano che ha tracciato i segni leggeri della matita morbida sulla tela immacolata e dal ventre d'arte fecondo.
Quando l'oggetto del mio ardire diventa corpo, quando avrà soddisfatto il mio senso estetico ed infine riempito di calore il mio orgoglio allora lo lascio riposare.
Lo ripongo in un angolo bene in vista cosicché io e la tela viviamo in simbiosi.
Ci osserviamo in diverse angolature e ogni tanto la mia mente studia e la riveste di colore.
Ho sempre preferito la notte per dipingere e questa estate che volge al termine, mi ha permesso di posare il cavalletto all'aperto e dipingere al chiaro di luna piena, fino a che la nuca e le spalle non hanno retto al pungere insistente dell'umido notturno, insieme alla repulsione del volteggiare dei pipistrelli attratti dalla luce che illuminava la tela.
Così il rosso magenta, il bianco titanio, il grigio di payne, il ciano e il nero dell' olio intenso e brillante, hanno aperto la sfida ai miei limiti d'artista autodidatta.
Ieri l'ho guardata, è arrivata dai miei presagi, avevo trovato la tela e già immaginavo steso un bel paesaggio marino, con tanto di sereno orizzonte, invece, ora ho davanti un nudo femminile di schiena.
Il soggetto sembra essere stato ritratto in un istante di assopimento dopo un dolore nella confusione delle lenzuola.
Loro, le mie intime immagini, arrivano inspiegabili e nitide, come quando fisso un punto sulla parete o le nuvole che si muovono nel cielo. Allora il formicolio della fantasia mi richiama e mi stordisco con la musica alta dentro le cuffie, mi annullo dalla materia e chiudo gli occhi.
Attraverso uno schermo mentale vengono proiettate immagini che io assemblo, scompongo e ricompongo come in un puzzle cercando la giusta armonia tra le forme e gli spazi, i volumi e le luci, che queste siano immagini reali o meno le percepisco come informazioni utili a dissetarmi mentre viaggio nello spazio temporale estraniandomi dal reale.
Cosa dire di tutte le parole, di quelle parole che salgono da un ripostiglio interiore fino alla gola? Ci sono volte che le gusto sulla lingua che si posa sul palato e le pronuncio sussurrandole soddisfatta del componimento, altre volte le mie mani diventano esigenti e scarico l'adrenalinica energia sulla carta o dalla tastiera su un monitor, ma le immagini.... quelle rimangono sospese, in attesa di divenire materialmente visibili.
Due giorni fa ascoltavo il Carmina Burana mentre mi sentivo confusa da un evento personale e la mia mente elaborava discorsi infiniti e voli introspettivi per eludere la sottile sofferenza, in quel frangente ho percepito nella musica un sussurro che diventava gran voce, la Musa per "Incubi diurni". E' arrivata di getto come vomito cirrotico e gli incubi sono arrivati freddi senza ostacoli.
Gli incubi diurni sono quelli che vivo con gli occhi nel presente ben cosciente e la coscienza che vaga in cerca di un appiglio su cui reggersi per riposare un attimo e continuare ad andare avanti.
Perchè scrivo? Perchè è uno sfogo! Rido per questa infantile bugia!
Scrivo per psicanalizzarmi!! Una volta cantavo e Dio solo sa di quale gran voce mi ha fatto dono e riuscivo col canto a emettere insieme alla voce, il dolore che premeva sul diaframma, ma nè la gioia del mio canto tantomeno la sua pena, erano gradite.
Così ho imbrigliato il canto e per anni anche la pittura, ma lei è stata fortissima e non mi ha dato tregua, nonostante le ostilità altrui che arrivavano a me come echi impenetrabili, lei ha continuato ad insistere su di me e ha vinto le mie resistenze.
Le prime mostre pittoriche iniziavano con un grande entusiasmo e finivano che ero in uno stato evidente di sconforto soprattutto per i soffocanti sensi di colpa perchè mi rinfacciavano che perdessi tempo, che togliessi tempo ai doveri e che comportandomi così non era da persona seria. Cosa significa?
Qualcuno me lo spieghi, perchè da sempre me lo sento sbattere in faccia e sono diventata così seria da mutare il silenzio in tristezza.
Al silenzio mi sono abituata a tal punto da desiderarlo e cercarlo ardentemente quando intorno a me c'è confusione.
Quindi "fare" la persona seria (probabilmente confuso con un comportamento bigotto e retrogrado), alla fine non è di così grande significato per me e a dirla tutta non mi interessa granchè, perchè il mio obiettivo è vivere le mie passioni senza costrizioni.
Anche scrivere poesie per me è diventa esigenza che completa il silenzio, è l'emergere dal denso e tiepido liquido che mi imprigiona.
E' della natura umana e del suo desiderio di immortalità, la volontà di lasciare una propria impronta nel lasso di tempo che ci è concesso di vivere e io ... spesso... ho pensato più alla morte che alla vita.
Ma questa è un'altra faccenda!!
Che sia o meno soddisfatta di me, non saprei e sinceramente non ho impiegato molte forze per comprenderlo, sono consapevole che ho fatto di me quello che sono, sono l'artefice dei miei errori e delle mie conquiste, ma non tanto da diventare saggia.
Quel tentennamento nel non comprendermi totalmente saggia è perchè ho un cuore bambino che si dibatte con desiderio vivo di gioco e di novità, non sono per nulla attratta da valori materialistici, ma da qualcosa che i soldi non possono comprare...
Non avrete mica pensato che mi riferissi alla Felicità?! Che sciocchezza!!
Non credo che esista la felicità. Certo qualche istante di gioia alla massima potenza può inebriare da far credere di essere arrivati a sopportare tangibilmente la felicità ma ciò che io più vorrei più d'ogni altro possesso è l'Amore.
Potrei scrivere per ore del potere che l'amore ha sulle persone e immagino che ognuno di voi abbia il suo credo su questo nobile e puro sentimento tanto idealizzato, bramato, sognato, seguito, sofferto...
Io.... l'amore l'ho tenuto in un palmo della mano. Lo avevo proprio qua sopra...
Probabilmente la mia mano non era chiusa abbastanza a pugno perchè non volevo fargli male, nè socchiusa perchè avevo paura che soffrisse per mancanza di luce vitale, allora l'ho tenuto in equilibrio sul mio palmo aperto.
Era più facile così ammirarlo e ne ero felice e se è vero che non credo alla felicità... forse ero solo contenta, ma provavo abbastanza gioia da osservarlo con incanto.
L'amore sentendosi libero e senza costrizioni, ha perso l'equilibrio sulla linea marcata della vita incisa sul palmo della mia mano e l'ho visto rotolare giù come una lacrima, senza che potessi fare nulla per fermare quel suo precipitare preciso e lineare a rallentatore, come un'illusione cadere nell' infinito nulla.
In questi giorni sto leggendo un romanzo, una storia basata sulla Pazzia e sull'Amore. Io credo d'avervi parlato dell'Amore e se avete letto attentamente... anche della mia Pazzia.

Micol



I pazzi tengono l'amore
nel palmo della mano
e lo lasciano cadere
e lo sotterrano nella sabbia.
Essi tornano a notte fonda
per seppellirlo ancora
e lo nascondono
per sempre
alla vista dell'uomo.

(poesia di una giovane psicotica
tratto da "L'amore nel palmo della mano" di G. Battiato)



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Era l'agosto del 2005, la tela che titolerò "Illusioni" nasceva e si sviluppava a pari passo con la stesura di questo racconto. Riscoperto ieri mentre cercavo fra i testimoni riposti nella scatola dei ricordi, "fogli colmi di emozioni, esperienze, sentimenti, vibrazioni, musica, amore, passione, dolore, rabbia, gioia, infine la mia età o forse la mia stessa vita". Non poteva mancare questa tessera ad aggiungersi a tutte le altre che vanno a ingingantire il "mio puzzle"!
Mic*


 



 

2 commenti:

PARADISI1970 ha detto...

Come sempre, non ho parole per ringraziarti del viaggio che hai regalato alla mia anima leggendoti! Un viaggio tra i tuoi sorrisi e le tue lacrime.

Grazie, Micol!

Un sorriso.

M.

chicom ha detto...


micolforever...

...adesso colgo il significato rakkiuso nel tuo nick


quel "per sempre" ke tra l'esserci e il nn esserci cmq ti ha accompagnato, nel tuo aprire il palmo della mano, nel nn stringerlo, nel tuo lasciarlo pronto, nel tuo spensierato folleggiare col pensiero, foreverer... sì, ci può stare :)


bello spaccato di emozioni sparse nel tuo tempo, è stato un piacere leggerle e rileggerle


ciao micol, micolforever :)