Entra e accomodati, fermati un momento e rifletti, rivelami se tu sei capace a mostrare le tue emozioni oppure chiudi in te stesso ogni vibrazione, dimmi se percepisci e riconosci quello che sono le emozioni di chi ti è accanto oppure ti è indifferente.
Ci sono due distinzioni opposte fra loro le persone che hanno la sensibilità e la capacità di valutare e riconoscere i propri stati d'animo e quello degli altri, questi si definiscono empatici. Di contro quelli che hanno un deficit di comprensione e compassione verso il prossimo ma anche verso se stessi, incapaci di mentalizzare, percepire e riconoscere e anche descrivere i propri stati emotivi e quelli altrui,questi sono gli alessimitici.
La natura umana mi ha sempre affascinato, sono sempre stata attenta agli altri ai loro bisogni, disponibile nel possibile, con infinita attenzione nell'offrire agli altri quella cura che molto probabilmente io cerco per me stessa e di questo faccio bagaglio di saggia apprensione sull'altro.
I miei sensi sono attivati nella loro completa interezza in ogni momento.
Mi basta cogliere uno sguardo per comprendere chi ho davanti il suo stato psico-fisico, la necessità del momento, lo stato emozionale.
Riconosco ampiamente la mia capacità altruistica, immagino che dal bagaglio di conoscenza per la mia propensione ad entrare nell'intimità degli altri, l'imput avviene decisamente d'istinto ma anche dalle esperienze costantemente aggiornato, mi pongo come esempio non come celebrazione delle mie virtù.
Mi metto sotto analisi per arrivare alla massima comprensione della mia natura.
Finalmente ho potuto dare un nome a quella forma invece contraria detta (come ho citato prima) alessitimia.
C'era il bisogno di comprendere questa forma comportamentale di chi è incapace di mostrare/provare/descrivere le proprie emozioni i propri sentimenti. L'atteggiamento ricevuto da qualcuno verisimilmente d'indifferenza e distacco, constatato negli anni mi ha allarmato.
Al di là della patologia c'è l' ereditarietà caratteriale, il processo formativo di questo genere di persone può derivare da educazioni coercitive da parte dei genitori e si riscontra in maggior percentuali sui figli maschi - di fatto le donne risultano più empatiche degli uomini.
Un esempio è che al maschietto (meno oggi rispetto a ieri) gli s'impediva di piangere se provava dolore o commozione.
La cultura dei nostri padri ha creato un immaginario collettivo del "maschio forte" e per questo rinnegarsi davanti ad ogni sentimentalismo considerato roba per femminucce.
Imperturbabile e fiero della propria personalità l'uomo nel tempo si è immunizzato dalla possibilità di mostrarsi "a nudo" per quello che egli stesso è spinto con grande sforzo a reprimere creando un modello di super uomo pronto al cinismo, anche alla disonestà, all'immoralità, alla competitività più subdola, alla ricerca di un piacere che plachi l'istinto primordiale della richiesta che i nuovi nati accocolati al seno materno e stringendo nel pugnetto l'indice della mano del padre stanno facendo e cioè la richiesta di protezione e amore, tutto arriva dall'Amore o dalla mancanza di esso.
Punto molto sui bambini.
Profusione d'amore ma non claustrofobico, un amore presente e attento e nello stesso tempo che rende liberi.
Spesso avverto in una persona che mi sta vicino un distacco dalle sue emozioni, in ventidue anni non ho mai avuto con lui un rapporto empatico se non unilaterale, il mio.
Mi fa spavento pensare al cammino e alla crescita che io ho avuto, una crescita spirituale oltre quella della maturità implicità derivata dalle esperienze vissute in questi anni.
Mi sono fermata e gli ho chiesto attenzione: "Dimmi che cosa abbiamo costruito in vent'anni... vent'anni sono una larga misura temporale!" "Ok! abbiamo due tesori immensi e imparagonabili a case o una ricerca di vantaggio per il nostro benessere esistenziale... ma dimmi cosa abbiamo oggi per dirci orgogliosi: Abbiamo realizzato questo o quello!"
Lui non ha cambiato neppure posizione, che fosse un "tic" nervoso, un movimento d' imbarazzo, uno sguardo infastidito... il suo corpo e l'espressione del suo volto sono rimasti inespressivi.
Non era la prima volta che mi mettevo in condizione d'apertura e al contrario ricevevo una chiusura.
Ho così realizzato che dovevo darmi una risposta a questo e agli infiniti episodi della mia vita vissuta accanto ad un alessimitico.
Un analisi è presto fatta, sono andata a cercare le sue foto da bambino e so... so e basta!
Non mi limito a dire di una persona:"Lui/Lei è fatto/a così" ...
se mi riguarda io voglio comprendere, voglio arrivare alla radice e scavare il terreno per tirarle fuori queste radici.
Voglio vedere con i miei occhi perchè quelle radici sono tuberiformi o ramose o fascicolate devo comprendere cos'ha prodotto la differenza.
Si continua a crescere ad apprendere ma io sono sempre stata in un'altra direzione, perchè l'esternazione di un sentimento, la "debolezza" che si rivela in emozione qualche volta va colta e ricambiata, essere preparati al bisogno dell'altro in senso reciproco, questo vale per me, questo per me significa amarsi.
Mic