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venerdì 25 giugno 2010

LETTERA (autor) PALIX



Amore mio
di questi tempi non ho neanche più una faccia,
un pezzo di pane per fare la scarpetta nei miei occhi,
eccomi che arrivo in questo giorno denudato
che sbatte la testa sopra al vetro, e zanzare bastarde,
non mi lasciano mai solo per davvero. Ho trent’anni, tra poco.
Qualche anno ancora di massima serie, poi potrò allenare
le mani a piangere più forte, vedere il riflesso dei panni stesi
nel palazzo di fronte ed avere sempre qualcosa da odiare;
tesoro, trovami una scala di sole dove mettermi ad asciugare,
mischiami birra ed anti influenzale, voglio fare sogni burrascosi,
voglio che tu muoia alla fermata della metro mentre il diavolo
mi vende l’anima ma hai risposto vaffanculo ad una domanda
che non ti ho mai fatto. Ed ora sento il rumore delle ginocchia,
il davanzale dell’angoscia battuto dal vento, amore,
amore fatto di puntini e parentesi, amore di qualcuno e non mio,
per grazia e fortuna per ritardo di fiato, tu che potresti essere
chiunque; Giugno è da sempre un mese brevissimo
e lento, è celeste che da fastidio agli occhi, ho persino cambiato
le tende, ho ripreso a fumare appena sveglio la mattina,
non ho niente da raccontare quando ti chiedono” come va’?”
socchiudo gli occhi per evitare che cadano in terra,
e i piccioni scambiarli per briciole, ricagato sulla testa della gente.
Amore, a volte ti penso, penso anche alla Falanghina 
in offerta al supermercato, ai vestiti gialli, al semaforo
di Porta Maggiore, ti penso senza strati di pelle, 
quando passeggio fischiettando e a vedermi sembro felice;
e torno a casa e il gatto vuole mangiare, io vorrei vivere
a Parigi negli anni settanta, vincerà lui e la notte 
bianchiccia che si spalma sulle antenne paraboliche,
sai, domani raccoglierò le forze e mi farò la barba,
il coraggio d’affacciarmi alla vita con le vertigini alla bocca
è un rumore di serranda, è la vacanza organizzata per tempo.
Amore, vorrei scopare con te, l’amore lo lascio a quelli che ricordano,
che mimano i sogni con le mani, ti scrivo parole di medusa
in un letto di filo spinato, di numeri telefonici, di grida dei vicini,
ti scrivo da Roma incatramata e scioperata, dove abito mura 
come un ragno da battaglia che si gode le crepe di un sorriso.

PALIX  (www.millestorie.it)



n.d.r.
non ho saputo resistere alla tentazione di averla qui, d'impatto forte e cruda.
L'autore nella casualità dovesse ritenere quest'azione indebita, potrà comunicarmelo 
e io provvederò a cancellarla.
Grazie PALIX qualche volta la poesia riesce ancora ad emozionarmi, tu l'hai fatto.

Micol

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