
In un momento in cui i miei interessi sul web si ridussero quasi a zero mi ritrovai un giorno a leggere il diario virtuale di una signora "di una certa età". Vi arrivai per caso attraverso un motore di ricerca nell'intento di trovare un'immagine idonea a corredare un mio pubblicato.
Provai immediata attrazione sia per i suoi dipinti, che per la bella scrittura da cui versava le sue documentazioni i suoi pensieri.
Fu immediata la mia affezione per le sue parole e l'immagine che mi feci di lei che salvai nei preferiti il suo indirizzo.
Così ogni giorno le faccio visita.
Arrivo in punta di piedi, non ho mai nemmeno lasciato una virgola, ha il suo seguito e leggo anche tra i commenti che le vengono lasciati che l'impressione sulla sua personalità e l'arte che gli è propria è comune alla mia.
Lei m'insegna l'amore per le piccole e buone cose, mi dice che la passione non cesserà mai nemmeno a cent'anni perchè una nuova arriva ad abitarci quando quelle del corpo cominciano a farsi meno e giungono prepotenti quelle del ricordo. La passione diventerà nostalgia e la memoria s'arrenderà su particolari estremi come quelli più piacevoli tanto quelli più dolorosi.
Attraverso i suoi disegni e i suoi dipinti la mano educata al tratto e al colore s'evvince la lucidità della memoria.
Paesaggi, luoghi vissuti e amati, come il bel panorama in un'estate trascorsa in riviera ricordando quello che sarà l'ultimo periodo di vita di sua madre e quale struggimento nelle parole che descrivono l'assenza di presagio di una malattia che repentina non la farà giungere al successivo Natale. Dopo quell'estate i suoi dipinti diventeranno cupi, flebilmente astratti come sragionati perchè quello è il canto di dolore per la morte di sua madre e poi ecco un profilo di suo padre che cattura la solitudine della vedovanza, la senilità e l'oblio. Saranno il ritratto delle sue mani poggiate una sull'altra come a mitigare l'assenza di altre mani che per lunga vita avevano stretto le sue, quelle sono mani d'artista, dita affusolate e unghie curate per un uomo quasi centenario, la signora descrive il suo quadro e aggiunge alcune note, pensieri sparsi a completare quel ritratto. Le mani di suo padre, maniaco della pulizia e della scrittura, uomo dal carattere forte, ma incline ad una dolcezza nascosta.
Ogni giorno leggo e aspiro a fondo la calma che ne traggo da quel racconto autobiografico, in un'atmosfera d'appartamento in un palazzo antico in un centro storico della capitale, oppure quando si trasferisce con il portatile regalatogli dalle nipoti nella sua casa di campagna, conosco ogni suo spostamento ed è facile collocare l'ambientazione figurativa data la sua puntigliosa descrizione vivace e fantasiosa.
E' facile immaginarla intenta tra giardinaggio e ricamo, il pasto che consuma, il piccolo piacere di una libro o l'affitto di un film, poco avezza al mondo esterno come potrebbe un'artista del suo calibro?
Con l'arte ci si misura in solitudine. Non può un'artista comporre un'aria musicale o dipingere un quadro, tanto meno scrivere un romanzo se non trova l'ideale dimensione del rapporto con se stesso da donarsi con l'Arte.
Io stessa non riesco più a dipingere perchè è basilare un luogo fisico su cui piantare l'attrezzatura, avere la giusta luce e l'equilibrio tra l'ispirazione e il mio "la" interiore.
Non posso dipingere in un appartamento di 50mq dove regna il caos e interessi non comuni degli altri abitanti che si scontrano con l'aspirazione alla quiete e alla realizzazione della bellezza che star soli occorre per la creazione.
Quindi un pò invidio "la signora D." (anche l'iniziale del nome abbiamo in comune).
Ogni giorno vado a trovarla e mi siedo nel salottino di midollino intrecciato verde bottiglia foderato di cuscini accoglienti in fantasie di rose bianche e rosa (così lei descrive il luogo dove riposa il quotidiano e attende d'ospitare il passato).
Mi siedo ad osservarla, a leggere nelle sue rughe, il suo umore non sembra particolarmente incline alla malinconia è sempre fresco di mattino anche quando racconta d'aver preso l'auto per recarsi a far la spesa.
Ci manca solo che racconti che il giovedì tra l'ora del pomeriggio che lascia alla sera prima dell'ultimo desinare della giornata ha il bridge con alcune amiche, quelle di sempre.
No questo non lo fa, le sue amiche anzi i suoi amici sono una coppia di labrador che non le levano mai lo sguardo di dosso, pazienti custodi e fedeli compagni di un'esistenza arrivata a sentirsi completa nonostante la vita ha tolto più che dato.
La musica classica fa da sottofondo alla lettura, convincendomi che non sarà così traumatico trovarsi un giorno davanti allo specchio senza più giovinezza e in quegli occhi diventati fessure languide e azzurrine il volto giovane di chi tanto ho amato e perduto rimarrà tale per sempre.
Micol