
BUON
ANNIVERSARIO!!!
Recentemente ho letto che la psiche dell’uomo – per mantenersi attiva e unitaria nella sua complessità – necessita di un’adeguata ricchezza di contatti col mondo esterno attraverso gli organi sensoriali (si parla appunto di fame di stimoli, ossia fame di riconoscimenti, come di un bisogno basilare dell’individuo umano). Nel contatto tra persone la carezza rappresenta – per chi la riceve – il percepire che l’altro si è accorto di noi. Per contro, la deprivazione sensoriale (per i bambini come per gli adulti) è un deserto in cui nessuno si accorge della nostra esistenza.
Tutti sappiamo che esistono carezze fisiche e verbali: le prime, più vicine alla nostra fame primordiale, hanno un maggior impatto sullo stato dell’io Bambino. Le seconde, invece, si rivolgono alla persona in se stessa (è il caso di riconoscimenti quali “Sei un amico”, “Sei veramente in gamba”, “Ti voglio bene”, “Ti amo”).
L’aspetto singolare (e proprio per questo affascinante) è che in una situazione di vuoto quasi tutti noi preferiamo una carezza negativa a nessuna carezza, ossia siamo orientati a provocare l’ambiente che ci circonda per averne in risposta reazioni negative piuttosto che non averne affatto, poiché se è vero che l’adulto può resistere in una situazione di povertà di stimoli e di riconoscimenti, è altrettanto certo che questa resistenza impegna tutte le energie della persona.
Riuscire a vivere senza un costante rifornimento di carezze è senz’altro segno di forza e autonomia. “Ricordarsi del tempo felice” non sempre è “maggiore dolore”, come dice Dante: può anche essere la considerazione del valore della propria vita e di quanto abbiamo saputo fare, ed essere dunque nutrimento nei momenti in cui l’esperienza presente offre troppo poco al nostro bisogno di carezze.
Fame di carezze
C’è però da riflettere su come questa specie di economia delle carezze venga alimentata da alcuni comandamenti negativi sottintesi nelle abitudini della nostra società (quali la povertà di segnali affettivi e di espressione dei sentimenti, l’obbligo di schermirsi quando si è lodati, l’insincerità nelle relazioni interpersonali): “NON dare carezze agli altri”; “NON rifiutare carezze indesiderate”; “NON chiedere carezze, pur avendone bisogno”; “NON accettare carezze, anche se le desideri”; “NON dare carezze a te stesso”.
Al contrario, è necessario regalare carezze agli altri, come e quanto lo si desidera; offrire carezze a se stessi; chiedere le carezze di cui si ha bisogno; accettarle quando ci sono gradite, rifiutarle quando non lo sono.
Questa prospettiva è un cammino personale di felicità.
GRAZIE ALIENO CHE GUARDI AD UN MONDO FATTO DI SOLI UOMINI
O UOMINI SOLI
MIC
Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s’affonda nell’acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierà
Artista poliedrico, oltre alla musica e al cinema si dedica al giornalismo collaborando con alcune testate nazionali. È il primo a presentare in televisone i videoclip con la sua trasmissione "Punk e a capo", diventata subito un cult. Durante gli anni 80, ha presentato sulle reti allora Fininvest, "So to speak" una trasmissione dove veniva insegnata la lingua inglese prendendo spunti da interviste e viaggi all'estero.
È autore del libro "Due volte nella vita" (Mondadori), un affascinante viaggio attraverso i concerti ed i tour mondiali della PFM.
È direttore artistico di due etichette discografiche; FermentiVivi (di area rock) e Immaginifica (di area progressive).
Il 27 dicembre 2006, Franz Di Cioccio è stato insignito del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica, onorificenza attribuita dal Presidente della Repubblica a personalità che si sono particolarmente distinte nel campo della scienza, delle lettere, delle arti e dell´economia. Di Cioccio inoltre è il primo artista dell´area rock a ricevere questo importante riconoscimento. L'attestato di Commendatore è stato consegnato il 20 aprile 2007. Di Cioccio è inoltre Cittadino Benemerito della Città di Pratola Peligna e Cittadino Onorario di Provvidenti.
(fonte Wikipedia - query Franz Di Cioccio)
Ho poche cose con me. Rientro dall' esilio solo perchè ho nostalgia di certi gesti.
Sarà questione di ore, probabilmente tra un attimo cambierò idea.
Non riesco a gestire più gli umori che si contrastano, si contraddicono, si abbracciano e poi si urlano addosso.
Non vorrei lasciare le mie impronte digitali ovunque il mio passaggio si fermasse.
L'indignazione per certe persone sta arrivando a livelli massimi di guardia.
Traboccherò di nausea fino ai conati. Questo malessere deve trovare la sua via d'uscita o ne verrei irrimediabilmente schiacciata e io non sono una che si ricostruisce dalle rovine. sarò io stessa destinata alla totale rovina.
Sono così avvilita dalle continue tensioni che arrivano da ogni parte.
Vivo questa realtà nelle ore lavorative, a casa la malattia ... si aspetta la risoluzione del problema... ci sono i dubbi, le paure, le ore di sonno perse, dare una parvenza di serenità ai ragazzi... e l'ansia continua a salire a mordere lo stomaco, a stringermi la mandibola.
Il mio cuore che spazza ingiustizie e contraddizioni, che si limita ad assistere in silenzio solo con qualche ritmo accelerato e poi nuovamente la forza di ritornare nella giusta forma, oramai sembra pesi dieci volte il suo volume.
Credevo poi di aver trovato un' isola su cui avere un pò di tranquillità, invece scopro l'ignobile natura umana che ancora si mostra nella veste peggiore.
Potere e assoluta mancanza di rispetto per chi ha prestato il suo lavoro, il proprio entusiasmo, il tempo prezioso.
Continuo a pensare ad un mondo in esilio.
Voglio rintanarmi in una stanza, chiudere porte e finestre.
Cercherò il buio, il silenzio e i miei pensieri d'amore.
Porterò con me pochissime cose, la mia compagna di sempre: la musica, la poesia e una bottiglia d'acqua... basteranno per sopravvivere... altrimenti il mio sguardo fisso davanti al vuoto, diventerà un salto nel vuoto.
Mic