Qualcuno ieri ha dimenticato di andare a prendere mia figlia all'uscita di scuola.
Per motivi d'orario incompatibili con quelli lavorativi ho dovuto delegare altri che mi sostituissero.
Una mattinata frenetica e strana quella di ieri.
A metà mattinata in orario di ricreazione il mitikokikko (mio figlio maggiore) invia un sms:
"ma' esco da scuola alle 11.30. Assemblea dei professori.Vieni a prendermi"
Rispondo: "Prendi il pullman! Non posso spostarmi."
Dopo poco altro sms da parte sua: "mà, daiiiiii... nn c'ho voglia caxx quello passa alle 13.40!" Comincio a seccarmi ma rispondo: "Alla tua età prendevo le gambe e salivo in pineta! Fai così vieni in ufficio!"
Risponde: "pineta? ma' non sono in vela... daiiii passa a prendermi! Sei fuori? in ufficio a piedi non ci vengo!" Mi rischirve: "11.30 cancello grande CAPITO?"
Che dovevo fare? Compilata debita domanda di richiesta di permesso sul posto di lavoro, prendo la macchina e m'immetto nel caos cittadino. Via Manno ingorgata da pulman carichi di studenti... si saranno dati tutti appuntamento alle 11.30? Scattano almeno due rossi quando finalmente posso passare nel frattempo che sto al primo rosso squilla il cellulare è il consorte:
"Dove sei?"
Rispondo: "Dimmi velocemente che sto al semaforo, che c'è?" - Lui perplesso "Che ci fai al semaforo? Dove stai andando?" - "Che mi devi dire? C'è il vigile e ho dimenticato l'auricolare, perchè mi hai chiamata?!" (discorso tra sordi) dall'altra parte solo "Ascò chiamami quando ti liberi cià!"
In via Gramsci si procede inserendo e scalando marce basse, siamo praticamente a passo d'uomo fino a che presa dai miei pensieri ipnotizzata dall'auto che mi precede sorpasso la traversa in cui avrei dovuto svoltare a destra e quasi non imbocco quella invece con divieto d'accesso, mi accorgo fortunatamente in tempo e devo purtroppo seguire il codazzo d'auto fino a trovarmi davanti un gregge omogeneo di giovani esploratori, vestiti secondo i detami delle mode , stesso taglo di capelli, stessa camminata, atteggiamento indifferente al mondo circostante e richiamo il ricordo di com'era vestito mio figlio quando è uscito di casa la mattina perchè potrebbe anche capitare che in macchina salga un perfetto sosia e non rendermene conto fino a dopo che è uscito dal bagno di casa.
Invece lo vedo insieme ai suoi compagni, sono cadute certe convenzioni e sento un coro di "Ciao Dani!" di giovanotti con capigliature che mi ricordano il gruppi demenzial rock, le facce d'acne e voci che stanno subendo la trasformazione degli uomini che saranno domani.
Pensavo d' avercela fatta facendo salire in macchina il mio giovanotto convinta di fare la strada a ritroso ed invece lui mi annuncia che mi stanno aspettando in segreteria per depositare la firma per il libretto di frequenza.
Intanto mi ricordo che devo richiamare mio marito e dopo un altro rosso sono nuovamente in zona scuola in cerca di un parcheggio. Chiamo la mia dolce metà spiego la situazione e finalmente salgo le scale che mi portano all'androne dell' istituto scolastico.
Il profumo di quelle siepi subito dopo aver varcato il cancello evocano ricordi che pensavo congelati di quella che sono stata un'adolescente ribelle, indipendente, con tanta voglia di sperimentare, scoprire, amare.
Del vecchio istituto sono rimaste pareti portanti e di facciata in pietra, alcune scale col tempo sono state semisepolte da vegetazione e sedimenti di terra. La scuola è stata all'epoca dell'edificazione della città un albergo, poi divenne una scuola tra gli anni 60/70. Il portone antico è stato sostituito, ma il pavimento dell'ingresso, almeno in parte no quindi mi ha ricordato i passi che ho mosso dentro una trentina d'anni fa, anno più anno meno.
Il primo edificio nonostante l'ammodernamento fatto negli anni successivi, ha rispettato la struttura originaria. Non ci son più i grandi finestroni con persiane in legno che davano sul grande cortile di terra battuta ma scorrevoli in pvc bianco, belli e pratici ma che hanno tolto il fascino antico dell'edificio. Nel oggi sorge un campo attrezzato di basket era il cosidetto cortile, dove si confluivano gli abitanti temporanei della scuola, ci si trovava per ogni attività anche di studio se non le assemblee, le prime manifestazioni di solidarietà contro un'Italia insanguinata dalle BR, nell'aula magna di quell'istituto assistemmo tutti in rispettoso silenzio le cronache di quel triste 9 maggio del 1978 per il rtrovamento del corpo dell'indimenticato ALDO MORO. In quel cortile la vita ricreativa di noi studenti comprendeva anche quelle attività sportive nelle lezioni di educazione fisica. Lì in quel cortile ebbi l'incontro con chi ci prese giovani leve e scelte per formare una squadra di pallavolo e di partite sotto quella rete negli anni che seguirono furono davvero tante, come le stagioni quelle belle che ce lo pemettevano, ricordo qualche pallone da calcio correre fra i piedi di aguerrite partite: Professori contro Alunni o quelle di basket tra chi oggi ha seguito professionalità fino ad essere diventato persino istruttore di Basket di mio figlio.
Le aule hanno cambiato colore, sono imbiancate di fresco di un crema riposante e sembrerebbe che siano astate abbastanza rispettate dallo sfregio degli scarabocchi dei frequentatori.
ma i grafittari hanno lasciato le loro firme nei balattoi e nei cortili a terrazza.
Depositata la firma corro giù per quella rampa di scale con lo stesso stato d'animo di quando quindicenne si facevano spingendosi un pò ciascuno per fare prima a lasciare il luogo che tanto ci faceva sentire prigionieri.
Dico spesso ai miei figli di godersi questo momento di grazia perchè mai si comprenderà se non fino a quando si diventerà adulti quale percorso di crescita e costruzione di carattere ed apprendimento alla vita ci da la tanto noiosa scuola.
La scuola ci offre aggregazione, la possibilità di confronto e tanti elementi vengono fuori oggi che sono mamma di ragazzi in età scolare che cerco in ogni modo di far comprendere loro la grande ricchezza di cui fanno parte.
Non lo comprende neppure la Gelmini, ma questo è purtroppo un atlro triste argomento che preferisco non affrontare in questo mio racconto di ricordi adolescenziali e giovinezza misti a quelli che sono invece la mia strana e frenetica vita di oggi,
prendendo a campione una mattinata come quella di ieri che non finisce con il "deposito" di mio figlio a casa e la mia corsa in ufficio.
Seduta alla scrivania e cercando di recuperare l'ora trascorsa fuori, sembro tranquillizzarmi quando a qualche minuto dal termine dell'orario di lavoro dal display del mio cellulare leggo la chiamata in arrivo dalla scuola di mia figlia.
Suor Maria (la Preside in persona) m'informa che mia figlia è stata "dimenticata" a scuola, è ancora lì che attende che qualcuno vada a prenderla da più i un'ora.
Il mondo sembra sprofondare sotto i miei piedi mi sento male al pensiero di come si possa sentire la mia bambina.
Non m'informo neppure perchè si siano dimenticati d'andarla a prendere, non ho tempo per arrabbiarmi guardo l'orologio in attesa dell'orario d'uscita, al primo segnale di libertà arriva dai colleghi e dal cicalino del loro badge, scendo le scale con le mie borse, firmo il registro d'uscita, passo il badge, saluto l'uscire, corro per il piazzale,salgo in macchina tenere l'occhio al limite di velocità con la fretta che mi prende è quasi impossibile, schiaccio l'acceleratore nei tratti di strada dove mi sembra meno pericoloso e arrivo davanti a quel cancello che custodisce un mondo d'infanzia su un immenso giardino. Il cancello a quell'ora è aperto solo per lei che mi corre incontro con il pesante zaino sulla schiena e grida con la sua vocina amata e felice di vedermi "MAMMAAA!!!" Non mi fa nemmeno entrare che ce l'ho tra le braccia. Da un pò di tempo è quasi difficile prenderla in braccio è alta quasi quanto me, ma mi si arrampica sulla pancia come un koala sulla schiena della mamma, mi riempe la bocca di capelli, e struscia la sua faccia contro la mia e sento le sue lacrime bagnarmi... poi la tensione scema sotto il mio affetto!
"Ho avuto paura mamma!"
"Ma amore qui sei come a casa conosci tutti di che avresti dovuto aver paura?"!
"Che vi eravate dimenticati di me e mi avevate abbandonato"
... così dicendo mostra il suo broncio da monellina, l'abbraccio e rido
"Ma quando mai... come faccio a stare senza la mia signorina rompiballe?"
vuole baci e vuole coccole, vuole sicurezza e io penso invece che voglio andare a casa e levarmi i tacchi mettere qualcosa sotto i denti che poi riprende il lavoro.
Questo è il mio mestiere, non tutti i giorni sono così, qualche volta si sta peggio e perchè no e per fortuna qualche volta va meglio.
L'importante per me è che tutti stiate bene!
Mic
mercoledì 29 settembre 2010
L'importante è che tutti stiate bene!
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10 commenti:
Ho dovuto prendermi una mezza giornata di permesso, per leggerlo tutto... :-))
(Perdona la domanda... ma quanti anni ha il "mitiko" kikko ?)
Il mitiko kikko ha compiuto sedici anni ad aprile...
In effetti il racconto è piuttosto lungo, mi sono lasciata trasportare dai ricordi e non mi fermavo più!
Visto che sei stato paziente a sorbirtelo tutto ti lascio un cestino di ringraziamenti assortiti e colorati.
povera piccola... la capisco sai quella paura? è successo anche a me di essere dimenticata a scuola alle elementari... le suore non riuscendo a rintracciare nessuno... mi invitarono a pranzo...
ahhh!
Gentiliisma Sig.ra Micol, ringraziandoLa per il bellissimo e gradito cestino, non vorrei darLe un'impressione di irriconoscenza, facendoLe notare che, se un cucciolotto di oltre 16 anni, si permettesse di gridare CAPITO ! alla sua mamma, solo perchè non ha voglia di muovere un pochetto i suoi pregiatissimi glutei, andrebbe forse preso a sberloni dalla scuola fino a casa...
Lungi da me l'idea di instillarLe o consigliarLe violenti atteggiamenti matriarcali, e tantomeno insegnarLe il difficilissimo mestiere di mamma, che sono certo Lei espleti con perizia e capacità notevoli... ma posso permettermi di farLe osservare che il di Lei comportamento, sfiori il servilismo più completo ?
Ho chiesto l'età, perche pensavo che avesse 8/9 anni... [IMMAGINE] e pensavo... ma guarda questo ragazzino, così piccolo e così prepotente !
Gent.mo Signor DiversamenteIntelligente certo che può permettersi di esprimere la sua opinione ci mancherebbe altro.
Le riporto un paio di sms del mio figliolo che conservo gelosamente:
- "Mamy quanto sei carina quando ti arrabbi TI AMO ogni giorno di più"
- "Sono stato cattivo cn te oggi: MI PERDONI? Sono un ragazzino che ha ancora voglia di giocare e non capisco dove sbaglio per fortuna ci sei tu che mi proteggi"
... e tanti altri...
Chi non conosce la storia personale di Federico non conosce i problemi che tutta la famiglia ha dovuto affrontare con lui.
Solo un paio di anni fa dovevamo prenderlo per mano per attraversare la strada. Oggi guardo con orgoglio la sua parvenza di normalità che con fatica ha conquistato.
Grazie dei consigli e forse sì sono iperprotettiva ma ha il suo bel perchè.
[IMMAGINE]
Quei messaggi di Federico, hanno però anche tanto l'aria di sviolinarsi la mamma... [IMMAGINE]
Per carità, immagino che non sia stato facile e che di conseguenza, riceva un trattamento di riguardo particolare, solo che nel tuo racconto, lui assume un tono abbastanza aggressivo e pretenzioso, che lascia (almeno me) un pò perplesso.
Ma si sa, le mamme sono sempre mamme.... e la parte dell'orco cattivo, spetta sempre ai padri...
Un abbraccio ad entrambi !!
semifreddoal caffè... mi scuso per non averti risposto subito o quanto meno prima di ora, distratta dalla discussione con Diversamente ho dimenticato di lasciarti il mio appunto.
Povera piccola la bambina che c'è in te che porta ancora questo ricordo che nessun bimbo dovrebbe provare nè per un pomeriggio, nè per un'ora.
Purtroppo il senso di abbandono soprattutto quando vissuto nell'infanzia macina quasi indisturbato nell'antro della nostra memoria per riemergere ogni qualvolta si presenta una condizione da farci sentire tali anche in età adulta. Penso ai figli di genitori separati, agli orfani e a tutti quei bimbi che estremizzando il concetto e allargandolo a situazioni anche peggiori si sono trovati ad affrontare da soli uno strappo d'amore incontenibile.
La mia esperienza è stata devastante.
Nonostante non fossi abbandonata a me stessa ma nel caldo abbraccio della famiglia dei miei zii, avevo solo quattro anni e ho lasciato quella casa che stavo per compierne otto.
I miei genitori erano distanti decine d'anni luce nella mia piccola misura di bimba. Non avevo nulla con me che mi riportasse l'odore di mia madre e di mio padre. Per molti anni addossai molte colpe soprattutto su mia madre perchè una madre ha il dovere di tenere a se i propri figli, proteggerli, curarli, amarli... il dono d'amore di una madre è imprescindibile da qualsiasi altra motivazione che potrebbe mostrare pure la sua importanza.
Il pianto di mia figlia quando mi è corsa incontro e ha detto che aveva avuto paura d' essere stata abbandonata per me ha avuto lo stesso effetto di un pugno nello stomaco, pensare che fosse dipeso da me, fossi venuta a conoscenza prima della dimenticanza nei suoi confronti io sarei stata lì al suono della campanella ad aiutarla a togliere quello zaino dalle spalle, a darle il mio bacio e la presenza sicura del mio amore.
Grazie piccola grande semifreddoalcaffè, ti auguro una buona domenica!
Mic
p.s. comunque io ricordi la mensa dalle suore ha sempre avuto un buon sapore... [IMMAGINE]
:)
quando mia mamma diceva questa frase, l'importante e che stiate bene voi, mi innervosivo...poi sono diventata una mamma...ed ora lo dico anch'io!
bello leggerti, anche se tutto questo nero mi fa incrociare gli occhi, così fragili e deboli in questi giorni...passerà!
buona giornata
Oh! sorrido... mia madre spesso dice:"Figlia mia, è una ruota che gira!"... e io a sbuffare tanto me l'ha ripetuto da sempre... sta ruota gira ma non gira mai per il verso giusto (penso io).
Spero i tuoi occhi siano buoni amici per ogni cosa.
Il nero ... sono un pò io.
buona giornata anche a te!
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