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venerdì 15 febbraio 2008

LIBERTANGO




LIBERTANGO


Rasoio affilato le note del bandonèon,

alla vertigine di un ricordo

s’intrecciano passi d'accidentale incrocio

e sei qui stretto nella mia mente

a far vibrare l'aria circostante.

Spalla e mento, sguardo furtivo,

cuore sincopato, sensi esperti a sfiorare

tempi e silenzi, pause e tormenti

fino al sudore, di caldo brivido pregno,

sulla curva lenta della schiena.

Fu per il morso, sul lungo gambo di una rosa

sulle mie labbra, che di spine fece sanguinare,

in questa passione, che ci offre cadenze

che trascina e vieta nascoste istanze.

Ascolto l’accento della punta e del tacco

nel battere del tempo

di uno spartito incompiuto

che compiere saprà la tua garbata mano

in sensuale movenza

piegandomi, per liberare un tango.

Micol

mercoledì 13 febbraio 2008

QUATTORDICI BUCHE

L'impotenza arriva lentamente.
S'insinua come un serpente dalle spire mortali.
Tutto appare nella sua normalità mentre il subdolo sta preparando il suo nido, ridacchia la bestia nefasta, sibila la lingua biforcuta perchè si trasformino in pensieri la sua potenza sulla mente del prescelto.
I sintomi sono diversi e soggettivi, ma in genere ci si alza al mattino con un vago cerchio alla testa, gli occhi si presentano infossati e pesti, la lingua riarsa, nella bocca il retrogusto di mandorla amara.
E' il fiele che s'annuncia.
Cammino da settimane, trasformati in mesi, con questo logorio interiore, vigile negli automatici compiti quotidiani, sempre in posa sorridente come in attesa che qualcuno all'improvviso mi renda un ritratto fotografico.
Sempre sul punto di perdere la presa in sentimento di caduta libera e in attesa che tutto sfoghi o per lo meno mi lasci un poco di pace.
Invece continua il sibilo, non lo sente nessun altro oltre me.
Sono diventata sensibile ai rumori, riesco a percepire il passaggio di una moto in strada mentre ascolto musica attraverso gli auricolari, contemporaneamente rispondo alle domande di qualcuno e i bambini schiamazzano nei loro giochi.
Sono tesa, attenta, intanto comunico con me stessa: "non pensare... non pensare... respira!"
Quando apro gli occhi le ho davanti.
Le mie bambole di porcellana, non capisco dove rivolgono lo sguardo.
Occhi grandi, iridi color cielo, giada, grigie, miele, nocciola, tante gradazioni da dover mettere gioia con tutti quei colori...
Sono state una passione antica, probabilmente per colmare il senso di vuoto di tutte le bambole che non ho ricevuto in regalo quando ero bambina.
Sono una collezione fatta con attenzione, sono in mostra con tutti i loro vestitini d'epoca, alla marinara, velluti, broccati, pizzi e merletti. In posa con boccoli biondi, rossi o scuri, e quei visini... i loro visini inermi, con quel senso di vacuo, le gote rosate sulla porcellana biscottata sono alte a sorreggere sorrisini obbligati.
"Sono una bambola dovrò pur far di tutto per piacere, NO?!" ...
Sfido il grottesco con il braccio alzato a far tacere quella spaventosa scena che il sipario della mia follia ha appena aperto.
<perchè non sorridi?> dico a Jude sfidando le sue labbra dipinte a cuore che fanno intravedere due incisivi troppo bianchi!
<perchè non mi guardi?> dico a Madge accarezzando il suo vestitino primaverile di pizzi e fiorellini.
E' in quel momento che l'impotenza trasforma la sua natura e la serpe s'impossessa di me sibilando:
<basta un gesto, una sola azione ... fallo! Fallo ora>!
Le mie bambole di porcellana sul pavimento hanno un aspetto devastato, la violenza della mia rabbia datami dall'impotenza le ha uccise.
Sono volti sfregiati, braccini spezzati, buchi neri nella porcellana rosata, quella loro non-vita è sparsa ovunque.
Sono seduta in mezzo ai loro resti.
Sono terribilmente stanca, scivolerei volentieri dentro al sonno.
Sono una bambola anch'io di porcellana violentata, scaraventata contro il muro, sbattuta sul pavimento.
Sono come loro, distrutta e irrevocabilmente risanabile, dagli arti contorti e spezzati, dal volto sfregiato dalle labbra agli occhi, corpo dinoccolato.
Ora mi ricordo... mi ricordo quel sibilo, non lo sento più.
La serpe ha ottenuto ciò che voleva e ora tace, forse anch'essa spaventata.
Tace l'impotenza, anche l'ira com'è arrivata se ne è andata, lasciandomi svuotata e insensibile.
Tutto ha uno strano rumore di sottofondo intorno a me.
E' il silenzio della morte.
Devo avere forza e alzarmi, l'omicida dopo la strage deve decidere con fredda cognizione la soluzione, potrebbe costituirsi oppure si procura una pala e scava nella nuda terra.
Le ho contate, appena scenderà la notte andrò a scavare quattordici buche.
Mic

domenica 10 febbraio 2008

Prima della Primavera

Accidenti!!! Il mandorlo fuori dalla mia finestra è in fiore, mancava poco che affacciandomi sbattessi la faccia contro i fiori.
Quasi primavera!
Manca poco... e io non sono intimamente preparata.
Il tempo ... come ci fosse una voraggine fra ieri e oggi, cosa ho fatto nel mezzo?
Chi sono stata, dove sono andata?
Non mi curo più del tempo.
Sabato oramai trascorso, sono stata alla festa di Carnevale organizzata dalla scuola dei miei due ragazzini.
Sono entrata nel salone e un disagio mi ha colpita.
Musica, schiamazzi, coriandoli e stelle filanti, gruppi di persone che si parlavano addosso ad alta voce, mostando un'aria satura di suoni e odori forti.
Ho attraversato la sala cercando di farmi varco fra i danzatori piccoli e grandi, tra chi mangiava o beveva, chi cullava un infante, o consolava il pianto di un figliolo.
Infastidita mi sono chiesta che cosa ci facessi in mezzo a quel caos che già ne ho abbastanza dentro di mio.
Ho trovato gli amici seduti ad un tavolino, mi sono procurata una sedia, un saluto e poi basta.
Del tempo sì che m'importava in quel momento. Guardavo l'orologio infinite volte, pochi minuti alla volta, mi sembravano un'eternità, voglia di scappare... d'andar via.
Mi sono alzata, la necessità d'aria diventava urgente...
Viaggio a ritroso, di nuovo folla d' affrontare, innervosita dal sostare degli annoiati in mezzo agli ingressi.
Non mi ero resa conto di essere stata messa in osservazione, un'amica mi ha raggiunto, mi prende sottobraccio e insieme usciamo all'aria fresca.
<D. che cosa c'è?>
<Nulla, perchè?> rispondo ancor più insofferente da quella presenza inaspettata.
<Ti ho vista sai? ma che c'hai? non stai bene? sei di uno strano forte>
<Sono solo un pò stanca!> [Dio, ma che vuole questa?](dico tra me e me)
<Parlavamo di te con S. l'altro giorno dopo che ci siamo incontrate... Sicura di star bene? Sei dimagrita   tantissimo! e poi... non so... prima eri sempre solare, arrivava prima il tuo sorriso che te! Adesso sembra che sei in incazzo perenne!>
<E' tutto a posto!> [vorrei davvero andarmene]... solo che tutta quella confusione la dentro mi da il mal di testa!>
<con F. come va?>
[che invadenza... che gli frega?]
<Normale!>
<Sicuro?> continua imperterrita!
<C. è tutto ok! Nella norma, perchè mi fai questa domanda?>
<Mah! ho sentito una voce... scusa se te lo riferisco è che mi hanno detto....>
La blocco <Non m' interessa quello che gli altri dicono, io mi sono sempre fatta gli affari miei, vorrei tanto che anche gli altri si facessero i loro>
<Non ti arrabbiare... ti conosco, lo so che tu sei una tipa riservata, ma gli altri vedono...>
<Non so dove vuoi andare a parare, ma davvero... che gli altri si voltassero dall'altra parte quando passo!>
<Cxxxo, scusa ... perchè te la prendi così? stiamo parlando!>
<No! non stiamo parlando, stai dicendo cazzate!>
La vedo imbarazzata e forse offesa.
Sono cambiata, neppure mi pento. Un giorno forse avrei cercato di recuperare, ma ora non mi va più.
Cambiamo discorso, parliamo dei bambini, della scuola e del lavoro.
Ci salutiamo così, forse ho perso un'amica... o forse una conoscente è meglio dire.
Se io sto con me stessa... agli altri non deve importare!
Di sicuro domani avrà di che parlare, il mio atteggiamento sarà un buon argomento, per gente superficiale.
Ma perchè sono arrivata fin qui? Non parlavo di primavera?
Ah! si la primavera... che si fotta pure lei!
Mic

(per chi si fosse abituato a leggermi in prosa, quest'ultimo è solo un ordinario racconto della mia follia!
anche voi vi state preoccupando? Non venitemi a chiedere come sto!)

sabato 9 febbraio 2008

Petalo di luce




Petalo di luce

Il respiro si fece iridescente



nell’annuncio estatico



del nobile sentimento



e incontro all’iride trasparente



che il perduto giorno sconfessa



si posò come petalo



la luce riflessa.


Micol

martedì 5 febbraio 2008

LA NOTTE





 


LA NOTTE



 


 
Ed è qui che cadde il giorno
e la notte rivestì ogni profilo
lasciando nuda la luna
languida e distesa sul lago.
Giunse il vento in movenza sinuosa
si atteggiava falsamente ignaro,
irriconoscente
allo scarlatto orizzonte andato
di avergli donato il mite fiato



 


e più non fu quiete,
se non per quel crespo aderente
che si manifestava appena in superficie
dei visibili effetti dell’invisibile.



 


Micol



(for my angel)